La ex Lucchini Artoni: la nostra "Ilva di Taranto"

Segrate, caso ex Lucchini Artoni: altro no al progetto, caro alla maggioranza, che vedrebbe la realizzazione di un polo di logistica - capannoni e uffici - là dove un tempo sorgeva il bitumificio, di cui tanto si è già detto in passato, di via Tiepolo a Segrate. «La ex Lucchini Artoni: la nostra “Ilva di Taranto”», è il titolo di sicuro impatto del comunicato, a firma coordinamento Circolo Sandro Pertini, inviato alle redazioni in questi giorni.

Questo si legge: «Questa fabbrica ci ha fatto star male per giorni e giorni con il suo odore nauseabondo che prendeva alla gola, con il Comune che negava il fenomeno prontamente denunciato dai cittadini. I fatti: abbiamo un enorme lotto, che una volta era destinato all’agricoltura, che è stato devastato e inquinato da chi fino ieri ha vomitato per anni odori maleodoranti nell’aria di Segrate, senza apparente vigilanza pubblica. In un Comune normale, l’Amministrazione, che dovrebbe tutelare gli interessi della sua comunità e non gli interessi economici di pochi, avrebbe preso per un orecchio la proprietà e l’avrebbe obbligata prima a bonificare l’intera area e poi a mettere tutto in sicurezza. Possibilmente prevedendo, per il suo futuro, un progetto di riqualificazione ambientale in modo da riparare, in minima parte, ai danni provocati. A Segrate, no. È di questi giorni la notizia che a Segrate l’Amministrazione comunale, invece di punire chi devasta e inquina l’ambiente, abbia deciso di premiarlo autorizzandolo a costruire in quell’area capannoni su capannoni in una città ormai satura di cemento e con le zone industriali semi-deserte. E oltretutto senza prima obbligarlo a bonificare l’intera area. A Segrate, il Partito Democratico dice chiaramente che si deve immediatamente porre uno stop definitivo al consumo di suolo, ponendosi come obiettivo “mattone zero”».
Il comunicato si conclude, poi, con una chiara provocazione al sindaco Alessandrini: «Sfidiamo il Sindaco a un dibattito pubblico. Che ci dimostri che il suo interesse per i 3 milioni e rotti di euro, che entrerebbero nelle case comunali con questo progetto, non è il loro utilizzo per organizzare feste, comprare poltrone lussuose o pagare stipendi d’oro ai suoi dirigenti amici nell’ultimo anno del suo mandato. Ci dimostri il Sindaco che ha a cuore la tutela dell’ambiente e di noi abitanti di Segrate. E non ci venga a raccontare che, se non si concede questo permesso alla ex Lucchini Artoni, il bitumificio potrebbe riaprire: le attuali leggi lo impediscono e perciò questa minaccia sarebbe solo la favoletta dell’orco per giocare sulle legittime paure degli abitanti di quella zona».
Cristiana Pisani