«Fermate i licenziamenti»: il grido disperato dei lavoratori del San Raffaele in protesta. Ma la riapertura delle trattative potrebbe fermare la paralisi

«Fermate questi licenziamenti, non vogliamo pagare noi per gli errori del passato e la mala gestione di questo ospedale», è il grido disperato dei lavoratori del San Raffaele in questi giorni.

Una quarantina – sono 244 i posti a rischio nel comparto – di cui 20 riguardano dipendenti dell'area amministrativa e le altre 20 lavoratori dell'area sanitaria – lo riferisce Margherita Napoletano, delegato Usb e membro della RSU.
La scongiurata notizia è arrivata alla vigilia dell’incontro tra la delegazione RSU e il presidente del Consiglio regionale, Raffaele Cattaneo, stringendo così i tempi di intervento da parte delle figure istituzionali. Chiara la posizione dell’azienda, come si legge in una nota inviata agli organi di stampa, i licenziamenti sono definiti «l’inevitabile esito del mancato accordo con la RSU e lo strumento necessario per affrontare il grave stato di crisi dell'ospedale». Immediata la reazione dei sindacati che hanno subito proclamato lo stato di agitazione, preannunciato uno sciopero generale regionale - previsto per l'8 maggio - di tutte le strutture sanitarie pubbliche e private, per cercare di riportare l’azienda al tavolo di contrattazione.
Così l’intera settimana si è consumata in un susseguirsi di proteste, con qualche incidente dovuto agli scontri con la Polizia, che hanno visto prima l’accettazione teatro di un presidio, poi il blocco del traffico; un corteo si è mosso da via Olgettina fino quasi alla tangenziale e come ultimo gesto la salita sul tetto di tredici lavoratori.
«In queste ore si consuma lo stillicidio delle raccomandate che arrivano ai colleghi con il licenziamento in tronco – si legge su un volantino diramato dalla RSU –, nessuno di loro deve sentirsi solo. Continuiamo insieme con le azioni sindacali per far pressione sulle istituzioni e sulla proprietà affinché siano reintegrati i 40 licenziati e ritirata la procedura di licenziamento collettivo».
Ma la lotta, ancora una volta, è anche interna alla stessa RSU. «Indispensabile ripartire dalle proposte fatte nei mesi scorsi sull'uso degli ammortizzatori sociali», sostengono a voce alta in assemblea Cgil, Cisl e Uil e dichiarano la volontà di non seguire la maggioranza della RSU.
Oggi, dopo una seconda assemblea dei lavoratori, la frattura interna sembra meno evidente e si spera che la RSU possa ricompattarsi su una posizione unica.
Tempestivo l’intervento delle Istituzioni, il Consiglio regionale lombardo non ha tardato a farsi sentire: «Scriverò una lettera al presidente della Giunta e agli assessori competenti sottolineando la necessità di riaprire il tavolo di trattativa per trovare una soluzione immediata alla vicenda», ha annunciato Raffaele Cattaneo.
Già protocollate tre mozioni urgenti per l’immediato reintegro dei lavoratori licenziati da discutere in Consiglio regionale, una presentata dal Centrosinistra, con l'impegno assunto in prima persona da Ambrosoli, nei giorni scorsi al presidio, accompagnato dai consiglieri regionali della sua lista Lucia Castellano e Paolo Micheli; la seconda, presentata da Silvana Carcano, capogruppo regionale del M5S e sottoscritta anche dal consigliere regionale dei Pensionati, Elisabetta Fatuzzo.
La terza mozione è a nome Pdl. Il vicepresidente e assessore alla Salute di Regione Lombardia Mantovani ha dichiarato: «Il nostro obiettivo è che non ci sia nessun licenziamento. In questo momento è necessario mettere in sicurezza l'ospedale, ristabilire ordine nelle sue attività e porre fine ai disagi per i malati con assoluta urgenza». Ha concluso poi dicendo: «Bisogna tornare a sedersi attorno a un tavolo e  discutere, ci sono varie proposte in campo su cui trovare una mediazione».
Non resta ora che seguire di giorno in giorno l’evolversi della situazione. La riapertura di una nuova trattativa potrebbe essere imminente.
Cristiana Pisani

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