Segrate: nasce la molecola anti-tumore cutaneo
Prodotta nello stabilimento della Roche a Segrate la nuova molecola per combattere il melanoma metastatico
«Welcome to the future, today»: “Il futuro è oggi”, a Segrate. Questo il saluto dell’assessore regionale alla Sanità Luciano Bresciani alla nuova “arma”, la molecola prodotta nello stabilimento Roche di Segrate, per combattere il melanoma metastatico, la forma più aggressiva di tumore della pelle che colpisce in Italia ogni anno circa 1.800 persone. Si tratta del Vemurafenib, un farmaco a target molecolare che agisce su una mutazione del gene Braf V600 – il gene mutato comanda senza sosta alle cellule epiteliali di moltiplicarsi e il farmaco inibisce questa proprietà –; questa mutazione, però, si rileva solo nel 50% dei casi, pertanto il farmaco è efficace solo nei pazienti che sono positivi al test diagnostico correlato. Esempio concreto di “farmaco su misura” e dell’approccio di Roche alla “Medicina personalizzata” cioè in grado di individuare i farmaci giusti per specifici gruppi di pazienti, è stato oggetto di uno studio che ha coinvolto oltre 350 pazienti in circa 35 centri in tutta Italia, oggi è già commercializzato in diversi Paesi europei – in cui l’iter burocratico è più snello –; siamo ancora in attesa che sia disponibile anche per i pazienti italiani, mancano ancora l’ok dell’Aifa, l’Agenzia del Farmaco, e le successive autorizzazioni delle amministrazioni regionali competenti. Al momento la Roche garantisce “l’uso compassionevole”, cioè concede gratuitamente il farmaco ai pazienti che ne fanno richiesta, ma ogni singolo caso deve essere approvato dal Comitato Etico dell’Ospedale. Ci siamo rivolti al dottor Del Santo, direttore medico di Roche Spa, per sapere quanti anni di studio e quante risorse sono state impiegate per sviluppare una molecola come nel caso del Vemurafenib. «Quando parliamo di ricerca in campo farmaceutico dobbiamo far riferimento a valori numerici a cui non siamo abituati pensare nel nostro quotidiano, per esempio possiamo partire dicendo che su 10mila molecole scoperte una sola diventa alla fine farmaco, in media ci vogliono 10 anni per sviluppare un farmaco dalla “discovery” alla commercializzazione, 7 milioni di ore/lavoro, circa 7 mila esperimenti, 423 ricercatori e circa 1 miliardo di dollari». Dopo aver sentito questi numeri non ci meravigliamo più se Roche, in una ricerca a livello europeo condotta tra le 50 aziende top al mondo, risulti al primo posto come “investor” in Ricerca e Sviluppo. «Il Vemurafenib è considerato un “first in class” (si intende che è primo di una nuova classe di farmaci) e ha il potenziale per diventare un “best in class” – prosegue il dott. Del Santo –; oggi questo farmaco consente di allungare la speranza di vita di quei pazienti la cui sopravvivenza a una patologia così grave prima era inferiore a un anno. Altro motivo di grande orgoglio è che sia stata scelta l’Italia (le altre candidate erano Svizzera e Spagna) per la produzione di questo farmaco». Lo stabilimento di Segrate, specializzato nelle formulazioni solide e in gocce – infatti il Vemurafenib è un farmaco orale con una formulazione in compresse –, impiega circa 350 persone, frutto di un investimento di oltre 100 milioni di euro. Questa scelta ne rafforza l’importanza come centro d’eccellenza e di sviluppo nel mondo e offre la possibilità all’Italia di avere un ruolo da protagonista a livello mondiale.
Cristiana Pisani