L’angolo del libro: “L’albero di Goethe” di Elga Schneider

Accanto al dolore del racconto esiste anche la speranza che quando l’umanità sembra perduta per sempre, possano sopravvivere in ciascuno di noi sentimenti che ancora ci rendano degni di essere chiamati esseri umani così come quell’albero, muto testimone e “sopravvissuto” al Campo di Buchenwald

Accanto al dolore del racconto esiste anche la speranza che quando l’umanità sembra perduta per sempre, possano sopravvivere in ciascuno di noi sentimenti che ancora ci rendano degni di essere chiamati esseri umani così come quell’albero, muto testimone e “sopravvissuto” al Campo di Buchenwald

Nel 1937 nei pressi di Weimar, una città famosa per la sua vita culturale, le SS decidono di abbattere un bosco di 150 ettari per poter costruire nello stesso luogo il campo di concentramento di Buchenwald, impiegando allo scopo 37 prigionieri politici. Si decide però di salvare l’albero di Goethe, una bellissima e maestosa quercia che la città dove visse e morì gli aveva dedicato e che ora sorgerà al centro del campo.

Buchenwald sarà un campo di lavoro dove verranno internati prigionieri politici, omosessuali e coloro che si sono resi colpevoli di qualunque atto che il regime considerava come veri e propri reati e tra questi anche molti adolescenti.

Dall’immagine della quercia di Goethe prende spunto il romanzo che ha inizio a Monaco di Baviera nel 1944. Willi ha un fratello, Dieter che opera nella Resistenza. Quel fatidico giorno Dieter non può distribuire i volantini contro il regime nazista e a insaputa sua e di sua madre Willi decide di incaricarsene. Viene però catturato da un agente della Gestapo, incarcerato e poi mandato a Buchenwald per la rieducazione.

Willi è un ragazzo ingenuo e anche fragile psicologicamente. Per lo shock di dover stare al campo perderà la memoria che gli ritornerà poi a sprazzi.

Alex è il suo migliore amico, è il suo consigliere, colui che lo protegge. Quando questi si ammalerà di Tbc, Willi non riuscirà a salvarlo perché il prezzo da pagare per la guarigione dell’amico si rivelerà per lui troppo caro.

Finché tra mille tribolazioni, un bel giorno arrivano gli americani e liberano Willi con gli altri suoi compagni, Bubi, Il Conte, Raldy e Arthur.

Il romanzo scorre veloce tra i dialoghi che intercorrono tra i compagni che l’autrice utilizza per rappresentare le efferatezze che venivano compiute in quei luoghi anche nei confronti di minori.

Purtroppo non si tratta solo di elementi letterari perché di queste nefandezze, pur non note sono realmente avvenute e l’autrice ne da’ conto alla fine del romanzo dando al racconto un’ulteriore dimensione drammatica.

Ecco che ci viene dimostrato come la vera ricchezza dell’animo umano stia nella capacità di accogliere l’altro con le sue debolezze e i suoi pregi, superando i facili pregiudizi, così come l’amicizia e la solidarietà possono crearne un legame così forte da diventare un sostegno concreto per superare le avversità della vita.

Accanto al dolore del racconto esiste anche la speranza che quando l’umanità sembra perduta per sempre, possano sopravvivere in ciascuno di noi sentimenti che ancora ci rendano degni di essere chiamati esseri umani così come quell’albero, muto testimone e “sopravvissuto” al Campo di Buchenwald.

 Cristina Coppa

Elga Schneider
L’albero di Goethe
Salani Editore 2019
€ 8,55
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