Il Ministro Maria Elena Boschi fa propaganda sulla pelle delle donne
Racconta una parità di genere che non esiste - L'opionione di Giancarlo Trigari
12 ottobre 2017
Trovo imbarazzante che un ministro del nostro governo, Maria Elena Boschi, in un recente post su Facebook abbia esordito con questa affermazione:
«Oggi l'Italia è in cima alle classifiche europee per la parità di genere: il nostro Paese ha registrato i più significativi miglioramenti in questo settore rispetto a tutti gli altri paesi europei nell'ultimo decennio».
Questa affermazione, infatti, non trova alcuna conferma in una ricerca scientifica che invece arriva a conclusioni diametralmente opposte. Quindi per prima cosa bisognerebbe chiedere alla Boschi in base a quali dati si è formata la convinzione che così nettamente esprime nel post. Ci si aspetta che un ministro della Repubblica non parli in base ad impressioni personali. Non credo che la sua convinzione si riferisca ai traguardi che personalmente ha raggiunto.
Capisco anche che in un post non si possono sempre illustrare le proprie fonti per non appesantire la comunicazione, rendendola meno incisiva. Per questo motivo, visto che i dati a cui mi riferisco io portano a conclusioni molto diverse, mi aspetto che la Boschi ci fornisca maggiori lumi. Venendo alla ricerca scientifica che smentisce la Boschi, si tratta di uno studio statistico che viene redatto ogni anno (dal 2006) niente di meno che dal World Economic Forum, in Svizzera. Global Gender Gap Report è il suo nome.
Il rapporto esamina e misura il “Gender Gap” in 144 Paesi nel mondo, fornendo per ognuno di questi una scheda riassuntiva dei dati e alcune considerazioni che possono risultare utili per i governanti.
Per i non addetti ai lavori ricordiamo che il World Economic Forum, autorevole istituzione indipendente tiene ogni anno una conferenza a Davos, dove illustra i propri studi, di aspetto prevalentemente economico. Nel Global Gender Gap Report la posizione dell'Italia è francamente molto poco entusiasmante. L'Italia occupa il 50mo posto, preceduta da Paesi quali il Burundi, la Serbia, il Monzambico.
Lungi da me l'idea di fare del razzismo, ma l'Italia è l'ottava economia del mondo ed il 51% della popolazione è composta da donne, per cui ci saremmo aspettati di collocarci un po' meglio. Lo stesso deludente risultato lo si riscontra in un confronto con i Paesi dell'Europa occidentale. Siamo quasi all'ultimo posto, seguiti solo da Austria, Cipro, Grecia e Malta, altro che in vetta alle classifiche.
Quindi le affermazioni della Boschi appaiono prive di qualsiasi fondamento. Ci si chiede come mai visto che è sotto gli occhi di tutti che le donne godono di migliore salute e frequentano più numerose le Università, quindi raggiungono più alti livelli culturali.
Il gap si manifesta per gli aspetti economici e politici, ed è incolmabile. Basti dire che l'Italia si trova al 117mo posto, su 144 nel mondo, per accesso e partecipazione alle medesime opportunità economiche. Una donna guadagna 0,48 centesimi per ogni euro guadagnato da un uomo nella stessa posizione, meno della metà.
In 71 anni di democrazia non c'è stato neanche un Capo di Stato donna.
Scrive Francesca Larosa nel blog del sito di Huffpost Italia:
«Alla base di un divario cosi vergognoso per l'ottava economia del mondo nell'anno 2016, vi è una profonda matrice di stampo socio-culturale. Una cultura che vede ancora responsabilità distinte nella cura della casa e dei figli tra uomo e donna. Una cultura che costringe ancora la donna a scegliere tra famiglia e lavoro, che non contempla la conciliazione come strumento necessario, urgente e soprattutto moderno. Una cultura che ci dipinge come "saputelle" se vogliamo dire la nostra, "troppo esplicite" se godiamo liberamente del sesso. Una cultura che continua a denigrare il bisogno di affermazione ed emancipazione e a definirlo come "esibizionismo". Una cultura ferma a "quando ti sposi?", "non sei ancora sposata?", "alla tua età, io avevo già tre figli". Una cultura-non-cultura alla quale tutti, uomini inclusi e soprattutto, devono opporsi con forza. Non soltanto perché una maggiore partecipazione alla vita economica e politica del Paese rappresenta una vera boccata d'ossigeno, un motore per l'innovazione e una forza trainante per la crescita (come ampiamente dimostrato), ma anche per semplice giustizia sociale».
Quindi, di che cosa va parlando la Boschi?
Non ho niente contro la Boschi, ma non sopporto che si parli del "Gap Gender" con tale incosciente leggerezza e vacuità al solo scopo di fare propaganda politica. Uomini e donne in Italia devono affrontare seriamente il problema per non essere gli ultimi al mondo a raggiungere la parità, tra centosettanta anni.
Giancarlo Trigari
12 ottobre 2017