L'Arcobaleno fuori dalle Tangenziali

Essere LGBT non costituisce più motivo di segregazione nella maggior parte dei luoghi delle grandi città, nelle provincie permane forte lo spettro dell’invisibilità

Il muro dell’invisibilità al di fuori delle Tangenziali deve essere abbattuto

Anche nel nostro territorio - a Sud-Est di Milano - molte persone si riconoscono nell’acronimo LGBT. Lesbiche, Gay, Bisessuali, Trans. Vi sarà capitato di leggere queste quattro lettere nei giornali, o nei post e commenti in internet, oppure sentirle in televisione o alla radio, nei servizi di approfondimento, fino alle pubblicità.

Oggi si può scrivere e parlare della comunità LGBT con una certa libertà, ma solo fino a pochi decenni fa non era così. Senza scendere troppo in dettagli, si può dire che abbiamo assistito ad un cambiamento tanto straordinario quanto atteso, finalmente percepibile e tangibile nella società. Ha solamente sei anni quella svolta epocale rappresentata dalla Legge Cirinnà del 20 maggio 2016, che ha permesso per la prima volta in Italia alle coppie dello stesso sesso di unirsi civilmente. Grazie all’istituto dell’Unione Civile lo Stato Italiano riconosce e tutela le famiglie che si formano attorno ad una coppia omosessuale. Da quel giorno tante persone hanno potuto coronare il loro sogno, celebrando il giorno della loro unione circondate dai propri parenti e amici. Molte di queste giornate di festa sono avvenute anche nei comuni del Sud-Est Milano, celebrate da sindaci e assessori del nostro territorio, anche presso le realtà meno popolose.

Oltre alle Unioni Civili i comuni del Sud-Est milanese non sono estranei a iniziative a sostegno dell’inclusività verso la comunità LGBT. Vari sono stati negli ultimi anni gli eventi culturali organizzati presso biblioteche comunali e teatri in adesione alla Giornata Internazionale contro l’Omo-Transfobia - 17 maggio -  e alla Giornata della Memoria - 27 gennaio - ricordando che anche la comunità LGBT ha subito le persecuzioni dei regimi nazi-fascisti nel fenomeno conosciuto come “Omocausto”. Da non dimenticare la partecipazione della Città di Pantigliate alla Mobilitazione Nazionale del 17 ottobre 2020 - Dalla Parte dei Diritti - a sostegno della Legge Zan, un’iniziativa replicata contemporaneamente in più di sessanta piazze italiane fra cui questo piccolo comune, a cui hanno preso parte il sindaco Franco Abate e alcune associazioni locali.

Aderendo a quell’iniziativa e comparendo in un elenco di città dai nomi illustri, per la maggior parte capoluoghi di provincia o di regione, il nome di Pantigliate provocò un piccolo scalpore. Fu forse proprio in tale occasione che è cominciata a circolare l’idea che fosse necessario parlare dei temi che riguardano la comunità LGBT in modo concreto, uscendo dalla “Cerchia delle Tangenziali”. Se ormai essere LGBT non costituisce più motivo di segregazione nella maggior parte dei luoghi delle grandi città, nelle provincie permane forte lo spettro dell’invisibilità. E non ci riferiamo solo alla nebbia che si forma in questi mesi. L’invisibilità è l’anticamera di quella forma di intolleranza che è l’omofobia. L’odio verso le persone LGBT ha diverse sfaccettature che oltre all’omofobia prendono il nome di lesbofobia, bifobia e transfobia. Comunque si voglia definire l’odio, troppe volte degenera in forme di violenza, e questo deve essere in ogni modo evitato. Per questo il muro dell’invisibilità al di fuori delle Tangenziali deve essere abbattuto, e il modo per farlo è prima di tutto diffondere conoscenza e cultura, e a partire dai mezzi di informazione, mai abbassare la guardia.

Davide Cinquanta