Non è rinnegando ciò che noi siamo che si tutela la diversità dell'altro

In un periodo dove 8 scuole su 10 cadono a pezzi e il precariato fa da padrone tra i docenti, dopo la tassa sulle merendine, la giustificazione del ministero per il Friday For Future, Fioramonti è seriamente candidato a prendere il posto di Toninelli per chi la spara più grossa

L'opinione di Mario Rizzo

Ho aspettato qualche giorno prima di espormi pubblicamente in merito alla notizia che sta circolando su tutte le pagine di giornali in queste ore, ovvero la rimozione del crocifisso nelle aule delle scuole italiane. Secondo il ministro dell'istruzione Lorenzo Fioramonti sarebbe "meglio appendere alla parete una cartina del mondo con dei richiami alla Costituzione" in quanto "le scuole non devono rappresentare una sola cultura ma permettere a tutte di esprimersi".

Delle considerazioni personali. Per prima cosa, l'Italia non è lo Stato laico che molti vogliono far credere. Gli articoli 7 e 8 della nostra Costituzione affermano che lo Stato e la Chiesa sono indipendenti e sovrani e che tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge e hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, a differenza, ad esempio, della carta costituzionale francese, che già all'articolo 2 indica la Francia come una Repubblica indivisibile, laica, democratica e sociale. La differenza è netta, in nessun passaggio della nostra Costituzione sentirete parlare di neutralità ed equidistanza dello Stato da tutte le religioni, senza contare che fino al 1984, con la modifica dei Patti Lateranensi da parte del governo Craxi, il cattolicesimo è rimasto, nonostante fossero passati quarantanni dalla stesura della Costituzione, religione di Stato.
In ogni caso, in Italia sono presenti templi di ogni confessione religiosa, un ebreo può camminare tranquillamente per strada indossando la kippah così come una donna musulmana il velo, e nessuno impone ai bambini il catechismo.

Doveroso è, invece, parlare di ciò che rappresenta il crocifisso. Secondo Natalia Ginzburg, atea ed eletta deputata nel 1983, badate bene, con il Pci, è simbolo di uguaglianza, sofferenza e carità, mentre per Claudio Magris "rappresenta ciò che esso rappresentava per Tolstoj o per Gandhi, che non credevano alla sua divinità ma lo consideravano un simbolo, un volto universale dell’umanità, della sofferenza e della carità che la riscatta". Persino per Massimo Cacciari, anch'esso ateo ed ex sindaco di Venezia de I Democratici, "se quella figura serve a concentrare l'attenzione su ciò che Gesù ha veramente detto, sul contenuto dei Vangeli, allora può diventare una presenza di grandissimo stimolo. Di apertura mentale per tutti". Infine, una menzione per due esponenti della cultura islamica come Hanmza Roberto Piccardo (noto in passato per il suo attivismo di estrema sinistra) e Souad Sbai, che lo considerano un simbolo della cultura italiana e per niente offensivo.

Insomma, in un periodo storico in cui 8 scuole su 10 cadono a pezzi e il precariato fa da padrone tra i docenti, dopo la tassa sulle merendine, la giustificazione del ministero per il Friday For Future e quest'ultima uscita, Fioramonti è seriamente candidato a prendere il posto di Toninelli per chi la spara più grossa. Caro ministro, non è rinnegando ciò che noi siamo che si tutela la diversità dell'altro.
Mario Rizzo

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