Transizione Ecologica: dal 2035 al bando macchine diesel e benzina, ma sarà sostenibile?

Rischio di perdita di produzione e quindi di perdita di forza lavoro conseguente, ma questa decisione deve tenere in considerazione alcuni elementi legati alla transizione ecologica di cui non abbiamo visto menzione

L'opinione di Moreno Mazzola

Il Parlamento europeo ha approvato in via definitiva il bando alla vendita di veicoli con motori a combustione interna, scatenando titoloni sullo stop alle "auto inquinanti", per cercare di abbattere l’emissione di CO2. Questa notizia cerca di dare risposte al fine di scongiurare il cambiamento climatico. Alcuni politici italiani mettono l’accento sulla perdita di produzione e quindi sulla perdita di forza lavoro conseguente a questa decisione. Noi di 7giorni riteniamo che, invece, questa decisione non può non tenere in considerazione alcuni elementi legati alla transizione ecologica, di cui non abbiamo visto menzione. Proprio per questo, la mancanza di una valutazione complessiva, sembra un approccio propenso a guardare il particolare ma, allo stesso tempo, si perde di vista il quadro generale. Ci sono almeno quattro elementi su cui vale la pena di spendere qualche parola. Il primo riguarda il materiale necessario per la costruzione delle batterie delle auto elettriche: i 17 elementi classificati come terre rare non sarebbero, in realtà, così rari da trovare. A rendere le cose difficili sono invece i costi di estrazione e la procedura per separare le componenti tra loro. Dopo essere stati portati alla luce, i vari neodimio, praseodimio e disprosio vengono usati in gran quantità per costruire batterie per auto elettriche. Per ora, la situazione va bene alla Cina: dentro la Grande Muraglia si produce infatti il 58% di terre rare estratte in tutto il mondo. Gli Usa si sono fermati al 15% nel 2020. La Cina controlla anche l’85% della capacità di raffinazione di questi minerali e potrebbe comandare il mercato del rame. Lo studio, fatto dal Global Critical Materials (GCMat) di Argonne, analizza quindi cosa succederebbe se, per cause diverse, si verificasse uno stop forzato alle forniture di dieci fra questi elementi. Persino situazioni temporanee, come l’arresto delle esportazioni o la chiusura biennale delle miniere, trascinerebbero i loro effetti sui prezzi per anni. Il secondo elemento riguarda invece lo smaltimento delle batterie: le macchine elettriche pur riducendo drasticamente le emissioni, creano un nuovo drammatico problema; come riciclare le batterie che muovono le e-car in modo sicuro, senza pericoli e con costi e livelli di sicurezza accettabili? Il problema è serio e pericoloso, e nessuna soluzione efficace è stata ancora adottata su vasta scala dai produttori di auto elettriche. La produzione di batterie per e-car aumenta del 25% l'anno in media, e tra 10 o 15 anni la quantità di batterie da smaltire e riciclare sarà drammatica. Il terzo elemento riguarda la necessità di aumentare la produzione di energia elettrica: se a tale richiesta non si risponde cambiando radicalmente la modalità di produzione dell’energia elettrica ma si andrà avanti utilizzando il carbone e il gas, l’aumento di CO2 non diminuirà ma aumenterà. Il quarto elemento, intrinsecamente connesso al precedente, riguarda l’incremento delle infrastrutture di produzione di energia: infatti, quando tutto il parco macchina sarà elettrico la richiesta di energia incrementerà drasticamente e se, contemporaneamente, utilizzeremo altro componente elettrico (pompe di calore, condizionatore, fornelli elettrici, …) la produzione potrebbe non essere più sufficiente causando continui blackout. Quindi occorre pensare al cambio degli autoveicoli in modo estensivo, mettendo a disposizione investimenti tali da permettere la produzione di energia pulita mediante la ristrutturazione dei condomini. Se questo può dare risposta alle ultime due considerazioni al momento non ci sono chiare azioni di mitigazione per le prime due. 

“Non ereditiamo la Terra dai nostri antenati, la prendiamo in prestito dai nostri figli” – Proverbio nativo americano

Moreno Mazzola