Alimentazione vegetariana o vegana per cani e gatti: quali le motivazioni, i vantaggi e i rischi?

Si sente sempre più spesso parlare del vegetarianesimo come scelta intrapresa, che inizia a tavola e si dirama in varie direzioni, etiche, salutistiche, politiche, ambientaliste, con due grandi accezioni, quali il latto-ovo-vegetarianesimo e il veganesimo.


Nella prima, vi è la decisione di eliminare l’alimentazione a base di carne e pesce, mantenendo nella propria dieta uova e latticini. La seconda, invece, si riferisce a chi preferisce, per ragioni di massima coerenza, non utilizzare nessun prodotto di origine animale in cucina, quindi via carne, pesce, latticini, uova e miele, tutti simbolo di sfruttamento di corpi senzienti per il mero guadagno economico.
E non solo: questa scelta predispone il singolo soggetto al boicottaggio di qualsiasi attività che, al di fuori del contesto alimentare, utilizzi animali in un rapporto di sottomissione, forzando degli esseri viventi a vivere in habitat del tutto innaturali, costretti ad andare contro i loro istinti, alla libera mercè di esseri umani pronti a causare loro innumerevoli sofferenze, talvolta giustificandosi in nome della scienza e di antiche tradizioni.
Tra queste attività si annoverano il circo, la vivisezione, la produzione di lana e molto altro ancora. Potrebbe costituirne un esempio anche la produzione industriale di cibo per animali da compagnia, i cosiddetti “pet”.
Sono molti i vegetariani che trascorrono parte della loro vita in compagnia di almeno un amico a quattro zampe, in genere un cane o un gatto. 
Ed è proprio qui che tanti si pongono il seguente problema, non di facile risoluzione: come poter conciliare la scelta vegetariana “umana” con la presenza di animali “non umani” in casa e delle loro necessità di alimentarsi?
Tutti sono a conoscenza della natura primordiale del cane, stretto parente del lupo, mammifero prettamente carnivoro. Tuttavia, il lungo processo di selezione, addomesticazione e coevoluzione da parte dell’uomo e con l’uomo di alcuni membri della famiglia dei canidi ha apportato in loro una serie di modifiche non solo comportamentali, ma anche morfologiche (progressiva riduzione del volume cranico e dei canini) e, dunque, fisiologiche. 
Le suddette modifiche hanno reso il cane un animale sicuramente onnivoro che ben si adatta ad una alimentazione al 100% vegetale, con piccole esigenze nutrizionali da non sottovalutare; d’altro canto la stessa cosa vale per il corrispettivo umano la cui alimentazione escluda carne e latticini. 
Per tal motivo è importante la vera informazione, un po’ di d.i.y. (in gergo anglosassone “do it yourself”) e anche un pizzico di esperienza. 
Basta navigare virtualmente sugli attuali motori di ricerca per farsi un’idea di come si possa creare del cibo umido per cani 100% vegetale, le accoppiate nutrizionali da seguire e le eventuali integrazioni vitaminiche che si possono acquistare su svariati negozi on-line dedicati agli animali da compagnia.
 
Cibo gustoso e nutriente senza dover ricorrere agli scaffali del supermercato, proponendo agli amici cani un prodotto di più sicura provenienza, esente da additivi pericolosi per la salute e soprattutto senza la presenza, in esso, di parti anatomiche di altri animali. 
Ogni vegetariano stretto/vegano etico si autodefinisce antispecista, nella misura in cui non esiste in lui alcuna preferenza o privilegio di una specie su un’altra: secondo questa filosofia, un essere “mucca” ha lo stesso diritto alla vita di un essere “cane”.
 
Tanti sono i cosiddetti “orrori” della produzione industriale: scarsa tracciabilità, utilizzo di materie prime di scarto che, nel caso dei mangimi per animali, provengono quasi sempre da ossa, cartilagini e pezzi di carne non adatti al consumo umano, appartenenti a bovini, ovini e polli macellati, triturati e ridotti in quel che si usa chiamare “farine animali”, spesso imbottiti con additivi nocivi quali il butilidrossitoluene e il butilidrossianisolo (rispettivamente, BHT e BHA) che hanno dimostrato di essere tossici per il fegato e, talvolta, cancerogeni. 
Altre sostanze aggiunte nei mangimi commerciali sono zuccheri, coloranti e appetizzanti, che di certo bene non fanno.
In America, una nota azienda produttrice di mangimi è arrivata addirittura a utilizzare corpi di animali da compagnia malati morti per eutanasia come cibo per le scatolette!
 
Per quanto riguarda i gatti, la questione è più delicata: 
sono animali carnivori al 100% e nel corso degli anni la loro fisiologia poco si è adattata al contatto con l’uomo. 
Intestino più corto, maggiore acidità dello stomaco e difficoltà nel digerire amidi, e via discorrendo…
Consci di questa realtà, diversi vegetariani decidono di continuare la somministrazione di cibo commerciale, per paura di sbagliare e provocare qualche malattia nei loro amici felini. 
Tuttavia, c’è da dire che se tutti leggessimo meglio le etichette di ciò che acquistiamo, noteremmo che non sempre la quantità di carne necessaria al gatto è in proporzioni maggiori rispetto ai cereali, o ai grassi. 
Ancora, la taurina, una sostanza nutriente di vitale importanza nell’alimentazione dei felini, nei mangimi commerciali assume forma di integratore, mentre in natura il gatto la assimilerebbe mangiando semplicemente la carne della preda che ha cacciato. 
 
Una serie di problemi da risolvere anche per tutti quei gatti allergici ai mangimi tradizionali che ha permesso, così, di creare alimenti 100% vegetali per gatti, tra cui spicca una ditta italiana impegnata nel settore da qualche anno, la Amì, la quale produce anche crocchette vegetali per cani. 
Mangimi completi, salutari e perché no, ugualmente gustosi.
 
Qualcuno sicuramente si domanderà perché costringere un cane o, addirittura, un gatto ad una dieta che non è nella sua natura. 
Ma cosa vuol dire, in fin dei conti, natura e cosa è una scelta? 
L’adozione stessa non è una nostra scelta, e un compromesso da entrambe le parti?
Propongo un quesito: chi di voi, in natura, ha mai visto un gatto cacciare un tonno o una mucca? 
Quando molti vegetariani/vegani optano per l’acquisto di crocchette vegetali ai loro amici “non umani”, in quel momento tentano un approccio etico di grado superiore, sia per contenere le stragi quotidiane e lo spreco di risorse non rinnovabili dell’industria della carne, sia per servire alimenti meno dannosi ai loro “pet”. 
Un espediente opinabile dai più, ma non da stigmatizzare del tutto.

Annalisa C., Firenze