L’editoriale di Mazzola su Togliatti fa discutere

Quanto vi sostiene il Vs. vicedirettore sig. Moreno Mazzola è una semplice elencazione di luoghi comuni della vulgata comunista. Roba antica. Scuola (vetero) comunista. Giaculatorie. Il compagno Ercoli (nickname da commedia faceta di Palmiro, che invece è un bel nome) rimase al sicuro allo hotel Lux di Mosca a cantare nel coro del Comintern, stando ben attento a non finire nei gulag, come accadde a innumerevoli comunisti italiani riparati disaccortamente in URSS ai tempi del fascio. Il Comintern, una congrèga di piaggiatori del Piccolo Padre Josip Vissarionovic (Giuseppe di Bessarione), detto Stalin (=acciaio, mè cojoni), massacratore in nome di un partito e di una rivoluzione recanti il nome di “comunista”. Questa rivoluzione appare in prospettiva come un accidente della storia: ha massacrato per 70 anni poi si è dissolta. Ciononostante ancora qualcuno la mena con “la svolta di Salerno” (tardivo reingresso nel Paese di Ercoli, ipergarantito in zona sicura e protetto dagli Alleati, mentre i pochi veri comunisti – se mai – pugnavano al Nord); con l’ovvietà dell’invito alla calma dopo l’aggressione subita da parte di Pallante (in Italia, dopo la divisione di Yalta, solo qualche idiota poteva immaginare la rivoluzione); con il “compromesso storico” di Berlinguer, ecc…
La “svolta di Salerno” è la traduzione in italiano dell’accordo di Yalta. Se vogliamo, l’ennesima prova dell’acquiescenza del Migliore (Ercoli-Palmiro) alle decisioni globali di Vissarionovic (Stalin). Altri comunisti avevano idee diverse, l’illusione di poter perseguire la lotta armata ma in occidente – diversamente che nell’universo sovietico – non potevano venire eliminati. Dunque l’accordo Palmiro si adoperò in maniera politica per dare un ruolo “costituzionale” al P.C. Ci riuscì e in questo si dimostrò abile. Tutte le derivanti strategie (memoriale di Yalta, compromesso storico, ecc…) sono semplici riaggiustamenti della strategia iniziale di Salerno. [...]
Il carattere di incensamento, presentato dalle argomentazioni del sig. Mazzola, è attestato dall’attribuire egli al P.C. grande merito per la difesa dell’unità nazionale. Ma ciò è banalmente normale: nessun partito italiano nel dopoguerra ha osteggiato l’unità nazionale (forse neppure la Südtiroler Volkspartei e in tempi recenti la Lega). Dunque nessun particolare merito al P.C., che il Nostro di contro esalta. Anzi, nell’unica occasione nella quale l’integrità del territorio nazionale poteva essere minacciata (l’invadenza del IX Korpus jugoslavo nella Venezia Giulia e a Trieste), Ercoli-Palmiro ebbe a significare che l’attribuzione di tali territori alla Jugoslavia andava praticata e avrebbe assicurato a essi una meravigliosa prospettiva rivoluzionaria. [...] E che dire sulla direttiva di Ercoli circa l’opportunità di lasciar morire nei gulag gli Alpini sopravvissuti all’inutile spedizione fascista, determinazione finalizzata a incrementare l’astio del popolo italiano contro il regime fascista? [...]