M5s, lascia anche Alessandra Riccardi. La senatrice milanese: «Era diventato impossibile portare avanti idee e progetti»

Nuova defezione dal gruppo parlamentare grillino; la maggioranza ora scricchiola. Da inizio legislatura sono più di 20 gli onorevoli che hanno abbandonato le file del Movimento. Riccardi passa alle Lega; Salvini: «Siamo molto contenti di accoglierla»

Alessandra Riccardi

Alessandra Riccardi

«Sono arrivata a questa scelta dopo averci riflettuto a lungo, non è stato semplice ma era diventato impossibile portare avanti idee e progetti per i quali avevo deciso di far parte del Movimento 5stelle. Il mio disagio in particolare è cresciuto negli ultimi mesi ed è legato al fatto che non si si sia realizzato, neppure in minima parte, quel confronto parlamentare anche con l'opposizione per riforme importanti e ancora più necessarie in un periodo difficile come questo». Sono queste le parole con le quali la senatrice Alessandra Riccardi, ormai ex M5s, ha comunicato la propria sofferta quanto ponderata decisione di abbandonare il gruppo parlamentare grillino. A seguire, l’onorevole spiega di aver scelto di aderire al gruppo della Lega a palazzo Madama, dove ad accoglierla a braccia aperte ha trovato il leader del Carroccio Matteo Salvini, il capogruppo Massimiliano Romeo e tutti i membri della squadra leghista. 

Alessandra Riccardi, avvocato milanese classe 1974, un passato da consigliere presso il proprio comune di residenza, Cinisello Balsamo, proprio nei giorni scorsi si era detta soddisfatta dell’arresto di Siria Trezzi, ex sindaco della cittadina alle porte di Milano coinvolta in un caso di malaffare e corruzione che la Riccardi aveva ripetutamente denunciato e cercato di portare alla ribalta. I malumori e i dissidi tra Alessandra Riccardi e il Movimento risalgono ormai ad oltre un anno fa. Alla senatrice non era piaciuto il voltagabbana del proprio partito in occasione del cambio di alleanza per sostenere il governo Conte II. Inoltre, già nel maggio 2019,  in occasione della decisione sull'autorizzazione a procedere contro Matteo Salvini per il caso Open Arms, la senatrice milanese aveva votato in dissenso dal proprio partito. Proprio lei che, in quanto membro della Giunta parlamentare per le Immunità aveva una voce autorevole da esprimere, anche sul caso Gregoretti era uscita dall’aula durante la votazione. Proprio in quell’occasione la Riccardi aveva sbottato: «Anche qui a mio avviso sussisteva, come nel caso della Diciotti, l'azione di governo nel perseguimento della politica dei flussi migratori». 

La lunga militanza nel Movimento di Grillo e Casaleggio, cominciata nell’ormai lontano 2013, ha reso la decisione della Riccardi molto dolorosa. La senatrice andrà adesso ad ingrossare le già cospicue file del gruppo della Lega; per converso, la maggioranza sulla quale si regge l’esecutivo di Giuseppe Conte appare quanto mai traballante e raccogliticcia: basti pensare che alla luce delle ultime defezioni dal gruppo grillino, il quadripartito M5s, Pd, Iv, Leu non ha più la maggioranza a palazzo Madama, anche se di fatto a sostegno del governo ci sono ancora i senatori a vita, spesso favorevoli ai provvedimenti dell’esecutivo. Resta l’amara constatazione di come un partito, che solo due anni fa aveva ottenuto alle elezioni politiche un roboante 32% a livello nazionale, sia ora costretto, per continuare a fornire ossigeno a un governo ormai boccheggiante, ad aggrapparsi a figure come i citati senatori a vita e ad altri eventuali “responsabili”. 

Mentre le defezioni dai gruppi parlamentari grillini superano ormai quota venti (tra i più illustri si ricordano Gregorio De Falco, Gianluigi Paragone, Mario Giarrusso e molti altri ancora), cresce il numero di analisti che si dicono timorosi di un eventuale aiuto esterno al governo che potrebbe arrivare da Forza Italia, unico partito di opposizione che, almeno sulla carta, potrebbe ergersi a stampella di una maggioranza ormai risicata e ridotta al lumicino; ipotesi che per adesso, in ogni caso, sia il Cavaliere che il suo luogotenente (il vicepresidente Antonio Tajani) hanno categoricamente escluso. Conte e i suoi intanto tirano dritto ma la storia (anche molto recente) insegna che un governo sull’orlo del precipizio prima o poi cade e, qualora non dovesse cadere in quanto sostenuto e incoraggiato da “poteri esterni” quali il Quirinale, il Vaticano e la Ue, difficilmente potrebbe continuare a guidare un paese allo sbando e bisognoso di urgenti riforme per il rilancio dell’economia, uscita stremata dall’emergenza Covid.

Il collante che lega molti parlamentari di maggioranza agli scranni dei palazzi romani appare comunque, al momento, ancora abbastanza solido. Il M5s continua a far registrare il maggior numero di onorevoli negli emicicli ma, nel paese reale, almeno stando agli umori popolari, la musica sembra essere decisamente cambiata. La defezione di Alessandra Riccardi, alla quale potrebbero a giorni seguirne di nuove, altro non fa se non rigirare il coltello nella piaga di una compagine politica che, nata dal “Vaffa” e dallo spasmodico desiderio di cambiamento radicale, si ritrova adesso a banchettare alla corte del tanto disprezzato establishment, di cui la kermesse di villa Panphilj non è che l’ultima plastica ed emblematica rappresentazione. Solo il tempo, comunque, sarà in grado di fornire delucidazioni e risposte agli interrogativi che in queste settimane molti italiani si stanno ponendo.

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