Scuola, c’è l’intesa governo-regioni: si riparte il 14 settembre. Azzolina annuncia un fondo da 1mld e 50mila assunzioni, ma di concreto al momento c’è poco

Stop a classi pollaio, scuola aperta e inclusiva, lezioni in cinema, teatri e parchi. Conte e Azzolina prospettano un piano mirabolante per la scuola, ma lo show governativo rischia di essere la solita supercazzola all’italiana. Da Regione Lombardia trapela cauto ottimismo

Lucia Azzolina durante la conferenza in cui ha annunciato il Piano Scuola

«Sogno menti critiche, studenti che non sono lì ad essere ricettacolo di qualcosa». Potrebbe essere questa la frase simbolo della conferenza-lampo tenuta oggi dal premier Giuseppe Conte e dal ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina, un susseguirsi di pompose autocelebrazioni e di sbalorditive riforme a cui la scuola italiana sarà sottoposta «già da luglio». Un vacuo parlare, si sono affrettati a dire alcuni; tante belle proposte ma per valutarne la reale efficacia è necessario attendere la prova dei fatti concreti, sostengono altri. I punti del programma presentato da Lucia Azzolina per risollevare le sorti dell’istruzione italiana, già fanalino di coda nell’impietoso raffronto con altre realtà europee e adesso ulteriormente infiacchita dal Covid, si presentano come promesse altisonanti: 1 miliardo di euro aggiuntivi (oltre ai 4,6 già stanziati), 50mila assunzioni tra docenti e personale scolastico, ristrutturazioni di edifici fatiscenti e taglio del cuneo fiscale per i lavoratori legati al settore scolastico con aumenti in busta paga di 80-100 euro al mese. 

«Tutto molto interessante», diceva il ritornello di una canzone in voga nelle estati passate. Ma adesso torniamo con i piedi per terra e cerchiamo di analizzare, dall’inizio, la situazione reale. Partiamo dai pro. «Il Governo ha accettato tutte le richieste delle Regioni per chiudere l’accordo sul Piano Scuola», fanno sapere soddisfatti da palazzo Lombardia; dal grattacielo di vetro di Porta Nuova il governatore Fontana ha però aggiunto: «auspichiamo che questo nuovo annuncio trovi formalizzazione già in sede di conversione del decreto». Le strane idee che circolavano nei giorni scorsi, così come il papocchio riguardo alle norme anti-covid e al distanziamento tra gli studenti sono dunque scongiurati. Le linee guida concordate tra governo e regioni stabiliscono che tutto si baserà sulla più classica delle misure sino ad ora adottate: 1 metro di distanziamento interpersonale. Fin qui, tutto bene; il resto, invece, resta ancora immerso nei fumi e nelle nebbie dei palazzi romani e nelle menti degli infiniti tecnici con i quali il premier va da mesi a braccetto.

Se davvero tutte le promesse fatte da Conte e Azzolina dovessero realizzarsi, saremmo costretti ad inchinarci davanti a tanta grandezza e a tanto eccelse capacità organizzative a tal punto che giganti come i ministri Gentile e Spadolini uscirebbero dal confronto assolutamente ridimensionati e con le ossa rotte. Purtroppo, tra gli analisti sono invece molti coloro che si dicono scettici e non disposti a farsi abbindolare dalle promesse fatte dall’esecutivo. In primis, il miliardo di euro sbandierato dal ministro grillino risulta al momento ancora latitante; non che sia impossibile reperirlo, ma serve un piano concreto e la volontà di portarlo a termine. Nel frattempo, comunque, mentre il ministro si affretta ad affermare che tutti quei soldi per la scuola «non si sono mai visti» (che si tratti di una nuova «potenza di fuoco»?), numerose sono le voci critiche che si levano dall’interno e dall’esterno del mondo della scuola.

Secondo alcuni osservatori, al ministro Azzolina deve essere riconosciuto l’ineguagliabile merito di aver messo, per una volta, tutti d’accordo: peccato che il punto comune delle diverse anime sia il giudizio negativo espresso riguardo all’operato del ministro stesso. Non è poi del tutto vero, cosa che invece Azzolina ha dichiarato, che tutti i governatori siano concordi nel sostenere il Piano Scuola proposto: solo per citare un caso di netto rifiuto dell’intesa, il governatore-sceriffo della Campania, Vincenzo De Luca, si è detto contrario alle linee guida elaborate. Resta poi poco chiaro come si svolgeranno gli «ingressi scaglionati» a scuola alla luce anche della presa di posizione di Azzolina, secondo la quale ciò non comporterà doppi turni per docenti e personale.

Dalle mezze verità, la conferenza di Conte e Lucia Azzolina, la quale ha di recente scaricato ogni responsabilità dei malfunzionamenti della scuola sul ministro della Salute Roberto Speranza, si è quindi spostata sul versante prima dell’ovvietà («Le scuole dovranno essere pulite») per poi sconfinare nel campo della fantascienza, o fantapolitica che dir si voglia. Qui, il ministro dalle competenze informatiche inesistenti, si è prodotto in un lungo elenco di ciò che è stato definito un «mix tra Venezuela (sostanza) e uno sketch di Guzzanti (forma). Però a spese dei contribuenti». Ecco dunque che l’ex sottosegretario e ora ministro dell’Istruzione va in brodo di giuggiole nell’annunciare la volontà di realizzare una «scuola nuova, più aperta, più inclusiva»; e ancora, servirà fare «scuola fuori dalla scuola, nei cinema, nei teatri, nei parchi». Il ministro, che si è detto impegnato in una battaglia senza precedenti alle classi-pollaio, ha inoltre ricordato la necessità di prestare un’attenzione ancora maggiore alle situazioni più complesse, a realtà difficili (il riferimento a Scampia era d’obbligo, tutto secondo canovaccio) e alla disabilità, di cui nei fatti questo governo si sta curando come un ingegnere idraulico si interessa della terza Ecloga delle Bucoliche di Virgilio.

A fare da contorno al tutto, ormai immancabile, il continuo stacco di immagine durante la diretta della conferenza per passare al primo piano di Rocco Casalino, il superpagato portavoce-star del premier, l’uomo che ha trasformato palazzo Chigi nella succursale della casa del Grande Fratello. Non potevano poi mancare, a conferenza finita, tra le tante, le critiche del leader della Lega Matteo Salvini, con il quale da giorni è in corso una querelle che non sembra avere fine. Il numero uno di via Bellerio ha così commentato: «Dopo gli Stati Generali il governo aveva promesso il taglio delle tasse, e invece oggi annuncia il taglio degli studenti. Il ministro dell’Istruzione sostiene che i ragazzi dovranno essere il 15% in meno all'interno degli istituti. Su quali basi verranno scelti gli “espulsi”? Dove verranno mandati? Quanti insegnanti verranno assunti? Quante nuove classi verranno aperte? Il ministro Azzolina non è adeguato, si dimetta, non è in grado di gestire il futuro dei nostri figli». Ultimo interrogativo pertiene infine la data di inizio del nuovo anno scolastico, stabilita per il 14 settembre; con le elezioni regionali e altre scadenze elettorali fissate per il 20 dello stesso mese, non sarebbe opportuno programmare il calendario scolastico in modo differente così da non dover subito sospendere l’attività didattica ad appena una settimana dall’inizio?

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