Minniti (PD), pone tre condizioni per gli stadi di Milan e Inter: no progetti nel PASM; aggiornamento del Piano Territoriale Metropolitano; progetti sostenibili

Per il candidato alla segreteria metropolitana alle prossime elezioni di ottobre, sulla questione dello stadio serve un cambio di passo che coinvolga il Partito Democratico a livello metropolitano

Santo Minniti, candidato alla Segreteria metropolitana del Partito Democratico

Santo Minniti, candidato alla Segreteria metropolitana del Partito Democratico

Nel pieno spirito del suo slogan elettorale "Prendere parte per guidare il cambiamento", Santo Minniti candidato alla segreteria metropolitana del Partito Democratico chiede al suo partito un cambio di passo sulla questione stadio, ribadendo che gli stadi hanno una funzione che va ben oltre il territorio cittadino e quindi la questione va trattata a livello di Città Metropolitana e rivendica il ruolo che il suo partito dovrebbe assumersi, cioè quello di guidare il processo e non subirlo.

In un post pubblicato sul suo profilo social Minniti afferma:
«Sulla questione dello stadio serve un cambio di passo che coinvolga il Partito Democratico a livello metropolitano. Il tema non può essere trattato solo come milanese e il PD deve porre paletti invalicabili.

- Il primo, non potranno mai essere accettati progetti che occupino spazi all’interno del Parco Agricolo Sud, né per strutture né per parcheggi.

- Il secondo, Città Metropolitana deve esercitare il suo ruolo di coordinamento e proposta: gli stadi hanno una funzione che va ben oltre il territorio cittadino, va quindi aggiornato il Piano Territoriale Metropolitano. Come? Possono essere massimo due le localizzazioni per gli stadi nel territorio metropolitano perché due sono le realtà che possono con continuità offrire attività da oltre 40/50 mila spettatori (le due principali società calcistiche).

- Il terzo: qualsiasi progetto deve avere al centro ambiente, efficienza della mobilità sostenibile, riqualificazione dei quartieri popolari, sport e rispetto degli investimenti delle società. Per questo la Città Metropolitana deve guidare il processo e non subirlo.

Con questi 3 paletti è evidente che l’idea di posizionare uno Stadio a San Donato se consuma anche solo un metro di Parco Sud e se non supera una pianificazione di mobilità urbana sostenibile, non può essere accolta.

Ritengo inoltre che sia necessario che uno dei due stadi rimanga nel quartiere di San Siro, dove negli anni sono state costruite le infrastrutture necessarie a servire lo Stadio, come la M5.

Tenendo conto del recente vincolo il Meazza va ristrutturato.

L'opzione migliore resta quella di farne uno stadio moderno per il calcio, coinvolgendo almeno una delle due squadre. In alternativa dovrà essere adattato ad altre funzioni ricreative, prevedendo che il nuovo impianto calcistico sorga al suo fianco».