FaceApp, l'ultima moda in fatto di tecnologia cattura tutti. Ma attenti alla privacy

L’applicazione, prodotta e lanciata dalla Wireless Lab, società russa con sede a San Pietroburgo, rassicura: foto cancellate entro 48 ore

L’effetto gregge colpisce ancora. Sono oramai milioni gli utenti che hanno già sperimentato la nuova “App della vecchiaia”, ultimo ritrovato in fatto di intrattenimento digitale.
A lanciarlo sul mercato o, per essere più precisi, su App Store e Google Play, è una società russa fondata da Yaroslav Goncharov, in queste ore al centro di una polemica riguardo alla presunta mancanza di standard di sicurezza affidabili nelll'ambito della privacy.

L’app, sulla cresta dell’onda grazie al massiccio utilizzo da parte di vip e personalità note a livello internazionale e mediatico, è ben presto risultata la più scaricata su smartphone e tablet da parte di ragazzi e giovanissimi, ma non solo. Difficile dare una spiegazione univoca del fenomeno; quanto risulta evidente è però che il successo e la viralità dell’applicazione hanno rapidamente proiettato quest’ultima ben oltre i confini di un ludico e ameno passatempo. Faceapp è infatti finita sotto la lente di ingrandimento di professionisti ed esperti di tecnologia e sicurezza informatica.

Tra i primi a lanciare l’allarme alcuni esponenti del Partito Democratico statunitense, sempre guardinghi in questo senso dopo le confuse vicende che hanno accompagnato le scorse elezioni presidenziali, avvelenate dal pesante clima di continue accuse e smentite, tra standard di privacy violati e profili social falsi. A catena numerosi guru della sicurezza hanno messo in moto le proprie macchine investigative. Quel che ne è risultato, per ora, dati alla mano, è un enorme buco nell’acqua, data la mancanza di prove certe che alla data odierna confermino le presunte violazioni. Unico elemento ancora da chiarire è legato alla privacy policy (che gli utenti sono tenuti ad accettare al momento dell’installazione dell’app), basata su regole del 2017 e quindi considerate ormai obsolete.

La Wireless Lab ha comunque smentito ogni accusa ed è stato spiegato che la maggior parte dei dati viene cancellata entro 48 ore dal loro immagazzinamento; non risultano peraltro segnalazioni di utilizzi indebiti di fotografie, né un commercio illecito di queste ultime. A far seriamente riflettere, al di là dei cavilli legali verso cui i più restano indifferenti, dovrebbe essere l’onnipresenza delle tecnologie digitali verso cui la società naviga da anni a gonfie vele e la povertà nonché la scarsa varietà di contenuti verso cui queste ci stanno guidando e a cui nessuno sembra voler opporre una sensata battuta d’arresto o, quanto meno, dei filtri che rimettano al primo posto la nostra umanità e ci svincolino da quello che pare ogni giorno di più un asservimento (spesso inconscio) al mainstream dominante.