Indennizzi per i pendolari, primo successo dei comitati

Trenord e Regione Lombardia cambiano le regole: finalmente riconosciute anche le corse parzialmente soppresse

Una prima vittoria, dopo anni di segnalazioni, proteste e incontri ufficiali. I Comitati dei Viaggiatori e i loro Rappresentanti alla Conferenza Regionale del Trasporto Pubblico Locale possono finalmente registrare un risultato concreto: Regione Lombardia e Trenord hanno modificato i criteri per il riconoscimento degli indennizzi in caso di disservizi ferroviari, includendo nel calcolo anche le corse parzialmente soppresse, sinora escluse.

La decisione arriva a seguito del procedimento sanzionatorio avviato dall’Autorità di Regolazione dei Trasporti (ART) contro Trenord, che ha sollevato il problema del mancato rispetto delle misure previste dalla delibera n. 106/2018. Con la recente delibera n. 58/2025, ART ha intimato di cessare la violazione, avvisando che in caso contrario avrebbe proceduto con un ordine formale.

Una svolta imposta dall’alto

Nonostante la comunicazione ufficiale di Regione Lombardia lasci intendere un gesto di buona volontà, la realtà è ben diversa: la modifica è frutto delle pressioni dell’Autorità e del lavoro di monitoraggio costante svolto dai rappresentanti dei viaggiatori. È infatti proprio grazie all’azione congiunta tra i Comitati, ART e i tecnici della conferenza che si è arrivati al riconoscimento delle corse parziali come eventi che influiscono sulla qualità del servizio.

Come ricordano i firmatari del comunicato ufficiale – Manuel Carati, Giorgio Dahò, Andrea Mazzucotelli, Francesco Ninno e Franco Aggio – si tratta di un passo importante ma non sufficiente: «È solo un primo traguardo nella battaglia per la trasparenza e la giustizia nei confronti di chi ogni giorno utilizza i treni per motivi di studio o lavoro».

Bonus e indennizzi: non sono la stessa cosa

Va però ricordato che gli indennizzi non sono una sostituzione del vecchio bonus mensile, che Regione Lombardia ha abolito un anno fa in modo unilaterale. I due strumenti, pur compatibili giuridicamente, sono differenti: l’indennizzo si attiva con ritardi superiori ai 15 minuti e solo se il 10% delle corse della linea supera tale soglia, mentre il bonus prevedeva criteri più favorevoli ai pendolari.

Nonostante il riconoscimento delle soppressioni parziali rappresenti un miglioramento, rimangono ancora numerosi nodi irrisolti, come sottolineano gli stessi rappresentanti dei viaggiatori.

Tante battaglie ancora aperte

Tra le principali questioni da affrontare: l’automatismo nel calcolo e nell’erogazione degli indennizzi, l’evidente disparità tra i rimborsi per chi possiede un abbonamento solo ferroviario (30%) rispetto a quelli con titoli integrati (10%), e l’assurdo vincolo del valore minimo di 4 euro per ottenere un rimborso, che penalizza soprattutto i pendolari delle tratte più brevi.

Inoltre, i rappresentanti tornano a chiedere con forza la convocazione dei Tavoli di Quadrante, che dal 2019 non vengono più organizzati, nonostante siano previsti dal Contratto di Servizio. Luoghi di confronto fondamentali, che mettono attorno allo stesso tavolo Comitati di linea, Rappresentanti, Trenord, RFI, Ferrovienord e Regione Lombardia.

Altro punto dolente: le modifiche di orario, spesso attuate senza alcun preavviso, in violazione della Legge Regionale n. 6, che invece prevede il coinvolgimento diretto dei Comitati nelle fasi preliminari di modifica.

Sguardo al futuro: ricalcolo degli indennizzi e nuovo criterio

In attesa della conclusione del procedimento sanzionatorio avviato da ART, i Rappresentanti dei Viaggiatori auspicano ora che Regione e Trenord riconoscano anche un altro principio di equità: quello della «direttrice prevalentemente utilizzata» per i titoli integrati, ovvero il criterio che tiene conto della tratta maggiormente percorsa dai pendolari nell’ambito del proprio abbonamento. È inoltre auspicabile che le tabelle per il calcolo degli indennizzi vengano ricalcolate a partire almeno dal 2024, consentendo così agli utenti di presentare richieste di rimborso fino a un anno dopo la pubblicazione dei dati.

Insomma, se è vero che il riconoscimento delle corse parzialmente soppresse rappresenta un passo avanti nella giusta direzione, è altrettanto vero che il cammino per il pieno rispetto dei diritti dei pendolari è ancora lungo. E passa, inevitabilmente, da una Regione e da un gestore del servizio disposti ad ascoltare chi ogni giorno subisce sulla propria pelle le conseguenze di un trasporto pubblico che troppo spesso non funziona.