Accoltellamento alla stazione di Melegnano: fermato e rilasciato l’aggressore, il sindaco lancia un appello per pene più severe
L’aggressione probabilmente dovuta a questioni legate al traffico di stupefacenti. Intanto il giovane aggredito, che resta ricoverato in ospedale, non sarebbe più in pericolo di vita
L’uomo fermato giovedì scorso per aver accoltellato un giovane di 22 anni nella stazione ferroviaria di Melegnano è stato rilasciato nelle ore successive. Un provvedimento che ha sollevato non poche polemiche, in particolare da parte del sindaco di Melegnano, Vito Bellomo, che ha lanciato un accorato appello al ministro degli Interni, Matteo Piantedosi, affinché vengano inasprite le pene in caso di episodi di violenza così gravi. «Mi sarei atteso ben altro provvedimento», ha dichiarato il primo cittadino, pur chiarendo di rispettare la decisione dei magistrati, che hanno disposto la scarcerazione in attesa di aggiornamenti sul quadro clinico della vittima. L’aggressione risale al pomeriggio di giovedì, quando il 26enne, di origine marocchina e residente sul territorio, avrebbe colpito con un’arma da taglio un giovane di 22 anni, di nazionalità tunisina. Le autorità sospettano che alla base dell’aggressione vi sia un regolamento di conti legato a questioni di droga. Fondamentale è stata l’indagine della polizia ferroviaria di Milano, che ha rapidamente individuato l’aggressore grazie al sistema di videosorveglianza installato all’interno della sala d’attesa della stazione e nell’area circostante. La collaborazione tra la polizia locale e i carabinieri è stata decisiva, considerando che il sospettato era già noto alle forze dell’ordine. Nonostante la gravità del fatto, il 26enne è stato indagato ma rimesso in libertà poco dopo, suscitando preoccupazione nella comunità. Il 22enne ferito, nel frattempo, si trova ricoverato all’ospedale Humanitas, e anche se le sue condizioni sono stabili, ha rischiato molto. «Non contesto la decisione dei Giudici, che hanno applicato la normativa vigente - ha aggiunto il sindaco Bellomo -, ma mi chiedo se non sia giunto il momento di rivedere alcune leggi, che in certi casi sono troppo permissive».