Melegnano, tenta di corrompere un carabiniere con 50 euro: parrucchiera in manette

I militari sono entrati nel suo negozio per alcuni controlli ed hanno trovato un lavoratore in nero, per di più clandestino. Il tentativo di corruzione è avvenuto quando un militare stava compilando la sanzione

Le accuse sono di induzione alla corruzione e impiego di manodopera clandestina

Guai seri per la titolare di un negozio di parrucchiera a Melegnano, finita agli arresti domiciliari con le pesanti accuse di induzione alla corruzione e impiego di manodopera clandestina. La donna, una 35enne marocchina, ha infatti tentato spudoratamente di corrompere un carabiniere quando questi la stava sanzionando per la presenza nel salone di un lavoratore in nero, per di più clandestino in territorio italiano. Tutto è accaduto nell’ambito di una normale attività di controllo degli esercizi commerciali, che i carabinieri della stazione di Melegnano dispongono abitualmente onde verificare la presenza di irregolarità ed eventualmente il mancato rispetto delle normative. Nel pomeriggio di martedì 28 marzo è toccato al negozio di parrucchiera di proprietà di E.B.H., originaria del Marocco. Quando i militari hanno varcato la soglia dell’esercizio commerciale, all’interno c’era un uomo intento a lavare i capelli ad un cliente. Gli uomini dell’Arma gli si sono quindi avvicinati e gli hanno chiesto le generalità, oltre ai motivi della sua presenza nel negozio ed alle sue mansioni. Questi, estremamente titubante e restio a rispondere alle domande dei carabinieri, ha chiamato al telefono la titolare, la quale è sopraggiunta circa 20 minuti dopo. E.B.H. ha subito cercato di distogliere l’attenzione delle forze dell’ordine dal suo lavorante e, con gesto fulmineo, ha infilato una banconota da 50 euro nella cartelletta del militare in servizio, chiedendogli di “chiudere un occhio” sul fatto che il dipendente non fosse in regola. Questa mossa, però, non ha minimamente sortito gli effetti sperati dalla 35enne: per lei, infatti, sono subito scattate le manette in flagranza di reato con l’accusa di istigazione alla corruzione. Successivi controlli hanno poi permesso di verificare come il lavoratore in nero fosse entrato in Italia clandestinamente. Per questo motivo E.B.H. si è vista affibbiare anche l’accusa di impiego di manodopera clandestina, mentre l’uomo, un 30enne connazionale della sua datrice di lavoro, è stato denunciato in stato di libertà. 
Redazione Web