Il Coronavirus ne impedisce il ricovero al Monzino: farmacista di Rovigo muore per arresto cardiaco

Il blocco stabilito per i “casi ordinari” all’apice della pandemia ha fatto slittare il ricovero al 18 maggio, ma l’uomo era già deceduto

Il coronavirus uccide anche indirettamente. È il triste caso di Stefano Ghisi, farmacista 60enne di Rovigo, cardiopatico e diabetico, che nella fase di massima emergenza per il Covid-19 non è stato possibile ricoverare al centro cardiologico Monzino. Ghisi il 29 gennaio viene ricoverato per uno scompenso cardiaco all'ospedale Santa Maria della Misericordia di Rovigo dove la moglie Cinzia Truppo lavora nel laboratorio di analisi. A metà febbraio il paziente viene dimesso ma la consorte ritiene che debba fare ulteriori approfondimenti. Di qui la decisione di recarsi al Monzino: il primario che lo visita il 5 marzo vuole ricoverarlo subito, ma, spiega la moglie, «non può per il blocco stabilito dalla Regione Lombardia per i casi ordinari» e quindi predispone di farlo alla prima data utile. Il 18 maggio il dottor Ghisi viene chiamato, ma lui purtroppo è morto per arresto cardiaco improvviso il 14 aprile. «La sanità italiana è un'eccellenza nel mondo – afferma Cinzia Truppo all’Ansa -, riusciamo a fare cose straordinarie ma non è organizzata bene l'ordinarietà: si dovrebbe potere essere curati anche in caso di pandemie. Sarebbe stato necessario avere i Pronto Soccorso separati per Covid e sale operatorie adeguate. Nessuno può sapere se mio marito sarebbe morto comunque ma il nostro dovere è attrezzarci al meglio ed evitare che si possa morire così».
Redazione Web

Iscriviti alla Newsletter settimanale di 7giorni, riceverai  le ultime notizie e il link dell'edizione cartacea in distribuzione direttamente nella tua casella di posta elettronica. Potrai così scaricare gratuitamente il file in formato PDF consultabile su ogni dispositivo.