Pioltello, ‘ndrangheta, la Polizia arresta 10 persone; le mani sulle elezioni comunali, sul trasporto feretri in pandemia e sulla logistica

Claudio Fina, di 56 anni, Consigliere comunale, ex candidato sindaco di centrodestra, esponente di Forza Italia, è sotto inchiesta per voto di scambio. La Sindaca: «i pioltellesi hanno scelto Ivonne Cosciotti che ha sempre messo al centro della sua azione politica la competenza, la trasparenza e la legalità»

Pioltello, 12 dicembre 2022. La Polizia di Stato, coordinata dalla Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia di Milano, ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di diverse persone ritenute responsabili, a vario titolo, dei reati associazione a delinquere di stampo mafioso, traffico di sostanze stupefacenti, tentata estorsione, tentato omicidio, ricettazione, porto illegale di armi, furto aggravato, detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, intestazione fittizia e coercizione elettorale, usura, tutti aggravati dalla contestazione della mafiosità. La complessa attività investigativa svolta dai poliziotti della Squadra Mobile milanese ha fatto luce sulle dinamiche della Locale di ‘ndrangheta di Pioltello (MI), feudo indiscusso delle famiglie Maiolo/Manno e sulle attività criminali di un altro soggetto riferibile alla famiglia di Cosa Nostra dei Pietraperzia (EN) collegata ai Rinzivillo; l’indagine ha consentito di poter appurare come la “Locale di Pioltello”, già riconosciuta come struttura di ‘ndrangheta nell’ambito dell’operazione “Infinito” condotta dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Milano nel 2010, attraverso il suo referente, insignito all’epoca della carica di “capo società”, dopo aver scontato una condanna ad anni 11 e mesi 4 di reclusione per associazione mafiosa e traffico di sostanze stupefacenti, fosse nuovamente operativo cercando di imporre l’egemonia della sua famiglia sul territorio, benché sottoposto alla misura della Sorveglianza Speciale di Pubblica Sicurezza, attraverso una serie di intimidazioni, consistenti sia in violenze sia fisiche che verbali. Il quadro emerso nel corso delle numerose intercettazioni, dei servizi e degli appostamenti effettuati dagli agenti della 1^ Sezione Criminalità Organizzata della Squadra Mobile, è stato quello di una struttura mafiosa pervasiva, legata fortemente ai segni e ai simboli tipici dell’ndrangheta: in due circostanze, la Polizia di Stato ha documentato come uno degli indagati, rivolgendosi a suo nipote, da un lato gli spiegava l’importanza dei legami di sangue che assicurano un’affiliazione “automatica” e, dell’altro, illustrava l’importanza di riconoscere i “segni” dell’ndrangheta in maniera tale da essere in grado di riconoscersi tra appartenenti. A riprova dell’uso indiscriminato della violenza da parte dei soggetti verosimilmente facenti parte del sodalizio mafioso, vi è anche la contestazione di un’ipotesi di tentato omicidio in un episodio che ha visto coinvolto un membro della famiglia investigata e alcuni cittadini albanesi per una questione di droga degenerata, prima dell’intervento delle forze dell’ordine, in una rissa. Episodio, questo, che ha creato, peraltro, un forte dissidio nella famiglia in quanto il comportamento dell’autore del tentato omicidio è ritenuto impulsivo: le diverse conversazioni che coinvolgevano diversi membri della Locale, a un certo punto, infatti, hanno fatto emergere da parte del reggente della famiglia, l’idea di sopprimere il fratello autore del tentato omicidio, fatto poi non concretizzatosi a conferma della propensione dell‘ndrangheta a mantenere un basso profilo. Le indagini hanno fatto emergere come a tale pervasività e violenza si unisse la capacità dell’organizzazione di gestire notevoli flussi di denaro provento di illecite attività che producevano liquidità da reimpiegare: sono state documentate reiterate intestazioni di aziende a prestanomi per eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione. Un vero e proprio sistema ben collaudato in cui, attraverso l’emissione/ricezione di fatture per operazioni inesistenti o con sovrafatturazioni nonché finte assunzioni di dipendenti, si andava a inquinare il tessuto sano dell’economia del territorio conseguendo illeciti guadagni nei settori della logistica e dei servizi funerari. Inoltre, sono state documentati anche casi di imprenditori che, istaurando rapporti ai limiti della connivenza, si sono avvalsi dei servizi offerti da alcuni degli indagati per lucrare sul fronte del costo del lavoro e della manodopera: emblematico è stato il caso di una nota azienda di logistica che, per il tramite di alcune società cooperative riferibili agli indagati, di fatto agiva come se i soci della stessa fossero dipendenti della ditta.
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Lucrare sui feretri in tempi di pandemia

Attività illecite che non si fermavano nemmeno di fronte a alla pandemia da Covid-19: nel corso di una conversazione, infatti, veniva descritto come uno dei figli del reggente della Locale, affiliato con la dote di “sgarrista”, intuendo la possibilità di lucrare sul fenomeno del trasporto delle salme delle vittime del virus, parlando con altro indagato, mentre alla televisione scorrevano le immagini della colonna di salme trasportate dall’Esercito, spiegava come poter, attraverso una società intestata a un prestanome e l’emissione di false fatture, ottenere dei guadagni illeciti nel settore del trasporto feretri.
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Spartizione del territorio

Oltre alla famiglia ‘ndranghetista, la Squadra Mobile, coordinata dalla Procura Distrettuale di Milano, ha chiesto e ottenuto l’emissione di una ordinanza di custodia cautelare nei confronti di un soggetto, appartenente alla famiglia mafiosa di Pietraperzia (EN) collegata ai Rinzivillo, a cui sono state contestate le ipotesi di usura ed intestazione fittizia aggravate dalla mafiosità: l’uomo, particolarmente attivo nel campo dei prestiti a usura che venivano reinvestiti in beni immobili e mobili, tra cui autovetture di lusso sottoposte a sequestro preventivo, secondo le indagini, avrebbe intrecciato degli accordi di spartizione del territorio con la famiglia di ‘ndrangheta di Pioltello.
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Pioltello, le ombre sulle elezioni comunali del 2021

A ulteriore conferma della capacità della famiglia Maiolo/Manno di poter influenzare il territorio è stata documentata e contestata l’ipotesi di reato di coercizione elettorale. Il presunto boss della locale di ‘Ndrangheta di Pioltello (Milano) Cosimo Maiolo, avrebbe fatto «campagna elettorale» nel 2021 a favore del candidato sindaco per il centrodestra Claudio Fina (non eletto) organizzando «un banchetto elettorale» anche per «l’aspirante assessore all’urbanistica Marcello Menni» e «invitando» le comunità di albanesi e pakistani a «votare per Fina e Menni», anche loro accusati «in concorso» di coercizione elettorale con aggravante mafiosa. Emerge dall’ordinanza del gip di Milano Fabrizio Filice nell’inchiesta del pm Paolo Storari. Come racconta il Corriere della Sera, Claudio Fina, di 56 anni, Consigliere comunale, ex candidato sindaco, esponente di Forza Italia, è sotto inchiesta per voto di scambio. Il 23 settembre 2021, la prima sezione della squadra Mobile diretta da Marco Calì e Nicola Lelario, intercetta un incontro tra il candidato e il boss della 'ndrangheta di Pioltello. Luca Del Monaco presenta il boss, che si schermisce dicendo «ai tempi che furono...». Nell'incontro Maiolo fa riferimento al sostegno dei calabresi alla coalizione di centrodestra, al fine di sconfiggere la sinistra. Gli inquirenti hanno intercettato parole eccessivamente esplicite da parte del boss, come «non ti voglio votare un ca... devi votare da un'altra parte, vaffa... se no vengo con una tanica di benzina e brucio tutto». Oppure «Mi faccio la lista civica per me. Mi metto 'capo della 'ndrangheta'».
Alla fine delle elezioni, Maiolo analizza i risultati: hanno perso, ma hanno comunque preso quasi 5000 voti. Il centrosinistra ha vinto con il 18% in più. Il capo ha un'idea di quale sia la causa della sconfitta: la presenza di un gran numero di extracomunitari che vivono a Satellite di Pioltello, un quartiere multietnico che si è arricchito grazie alle ristrutturazioni operate dalla giunta. Ha spiegato: «Ebbene, hanno preso gli stranieri... sono circa 6 mila con diritto di voto. La situazione a Satellite è cambiata, sono arrivati tutti con i cappotti... e qui abbiamo perso... anche se ugualmente abbiamo ottenuto quasi 5 mila voti».
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Le intercettazioni anche sulle comunali di Rivolta D'Adda (Cr)

Sempre il Corriere della Sera racconta che Salvatore Maiolo, arrestato, ha parlato anche delle elezioni a Rivolta d'Adda. Ha affermato di aver sostenuto la candidatura di Giovanni Sgroi, ex dirigente medico di Treviglio, che è effettivamente risultato vincitore. Secondo l'ordinanza del gip Fabrizio Filice, il boss avrebbe sostenuto di aver conosciuto Sgroi attraverso un amico e che questi si sarebbe recato più volte a casa sua per chiedere aiuto per la campagna elettorale. In tono scherzoso, ha aggiunto di aver chiesto a Sgroi cosa avrebbe fatto se avesse vinto le elezioni. La risposta sarebbe stata ironica: il candidato gli avrebbe assegnato l'incarico di recuperare crediti per il comune, dimostrando di conoscere il suo trascorso criminale.
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Le mani sulla logistica

Maiolo ha anche rivelato di aver creato, con prestanome, la società "Thalia srl", che forniva manodopera a committenti di grandi dimensioni, come Gls. In un'intercettazione del gennaio 2020, parlando col cugino, ha detto che un amico aveva stipulato un contratto con il corriere Gls per la gestione di 40 furgoni a 200mila euro al mese. In un'altra intercettazione dell'agosto 2020 ha confermato di gestire 40 furgoni per la Gls.
Le operazioni, tuttora in corso, vedono impegnati decine di poliziotti della Squadra Mobile di Milano, in collaborazione con il personale del Reparto Prevenzione Crimine di Milano, delle unità cinofile della Questura di Milano.
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Le dichiarazioni della sindaca Ivonne Cosciotti

«Che l’ndrangheta abbia ormai radici profonde in Lombardia è una realtà non più discutibile. Le indagini che hanno portato ai dieci arresti di questa mattina ci amareggiano e ci feriscono. Questa, però, è anche la dimostrazione che lo Stato è presente attraverso il costante e delicato lavoro delle Forze dell’Ordine. Dal 2016 l'amministrazione Cosciotti ha fatto tutti i passi necessari affinché trasparenza e legalità fossero alla base dell'azione amministrativa. Leggere di incontri e pranzi in cui si prendono accordi con noti personaggi già condannati per ‘ndrangheta non può che lasciarci attoniti per la gravità del comportamento. La magistratura farà il suo corso. Ad ogni modo una cosa è certa: il 4 ottobre 2021, i pioltellesi hanno scelto Ivonne Cosciotti che ha sempre messo al centro della sua azione politica la competenza, la trasparenza e la legalità», è il commento della Sindaca Ivonne Cosciotti in merito alle ultime vicende di cronaca che hanno riguardato la Città di Pioltello.
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