Lucchini Artoni, a gennaio semaforo verde, oggi rosso per le indagini riguardo la gestione illecita di discarica di rifiuti
Forni bloccati alla Lucchini Artoni: prima il verde, oggi il rosso. Se a gennaio la notizia del via libera alla produzione – a seguito del verdetto del Tar che aveva accolto il ricorso dell’azienda contro l’ordinanza comunale – aveva gettato nello scompiglio i segratesi, oggi una buona nuova regala un po’ di speranza.
La Provincia, infatti, ha sospeso il procedimento per concedere le nuove autorizzazioni alla Edil Bianchi – ex Lucchini Artoni – per la produzione di bitume; nessun trasferimento, nessuna voltura delle autorizzazioni comunali e provinciali alla società subentrata nell’attività sarà possibile.
«Per riaccendere i forni la Edil Bianchi dovrà iniziare da zero tutto l’iter delle richieste necessarie all’inizio di una nuova attività. Oggi, dopo queste importanti decisioni, la possibilità della delocalizzazione dell’impianto appare più concreta», ci dice Paolo Vanoli con aria soddisfatta.
Portavoce del Comitato "Cittadini non Sudditi" e portabandiera della protesta, Vanoli, è stato ascoltato più volte in Commissione Ambiente a Palazzo Isimbardi.
Facciamo un passo indietro e ricordiamo come la Provincia abbia svolto un ruolo decisivo anche in una precedente occasione, con protagonista sempre la Lucchini Artoni. Ci riferiamo all’operazione “Sotto sopra”, ovvero il sequestro dell’ex dogana, a Segrate, avvenuto proprio lo scorso anno, nel febbraio 2012. Le attività investigative, infatti, avevano accertato che la Lucchini Artoni, società operante anche nel settore delle demolizioni, scavi e movimento terra, aveva trasportato, smaltito e comunque gestito illecitamente, senza alcuna valida autorizzazione, grossi quantitativi di rifiuti speciali, tra cui fresato d’asfalto.
In seguito, la Polizia provinciale e la Guardia di Finanza avevano posto i sigilli su questo sito di 30mila metri quadrati – l’ex dogana appunto, tuttora sotto sequestro per le indagini in corso – dove erano smaltiti i rifiuti non autorizzati. Nel fascicolo allora aperto dalla Procura di Milano, figurava, come indagato numero uno, Vincenzo Bianchi, presidente del CDA della Lucchini Artoni, oggi Edil Bianchi. L'indagine era partita grazie agli esposti presentati dagli abitanti della zona che avevano segnalato un incessante movimento di mezzi pesanti che trasportavano ingenti carichi di materiale in quell’area.
Tornando a oggi, a breve sarà convocata una nuova riunione della Commissione ambiente. Nel frattempo non si fanno attendere dichiarazioni in merito alla vicenda: «Sulla Lucchini Artoni è fondamentale mantenere gli impegni presi – afferma ancora una volta il capogruppo dell’Idv in Provincia, Luca Gandolfi –. Ci sono ancora delle indagini in corso. Dagli accertamenti sono emerse violazioni alla normativa ambientale per gestione illecita di discarica di rifiuti che hanno portato al sequestro dell’area. Sequestro ancora in atto dalla Magistratura che non ha permesso, di fatto, a oggi ancora la bonifica». E ancora una volta, la storia non finisce qui.
Cristiana Pisani
«Per riaccendere i forni la Edil Bianchi dovrà iniziare da zero tutto l’iter delle richieste necessarie all’inizio di una nuova attività. Oggi, dopo queste importanti decisioni, la possibilità della delocalizzazione dell’impianto appare più concreta», ci dice Paolo Vanoli con aria soddisfatta.
Portavoce del Comitato "Cittadini non Sudditi" e portabandiera della protesta, Vanoli, è stato ascoltato più volte in Commissione Ambiente a Palazzo Isimbardi.
Facciamo un passo indietro e ricordiamo come la Provincia abbia svolto un ruolo decisivo anche in una precedente occasione, con protagonista sempre la Lucchini Artoni. Ci riferiamo all’operazione “Sotto sopra”, ovvero il sequestro dell’ex dogana, a Segrate, avvenuto proprio lo scorso anno, nel febbraio 2012. Le attività investigative, infatti, avevano accertato che la Lucchini Artoni, società operante anche nel settore delle demolizioni, scavi e movimento terra, aveva trasportato, smaltito e comunque gestito illecitamente, senza alcuna valida autorizzazione, grossi quantitativi di rifiuti speciali, tra cui fresato d’asfalto.
In seguito, la Polizia provinciale e la Guardia di Finanza avevano posto i sigilli su questo sito di 30mila metri quadrati – l’ex dogana appunto, tuttora sotto sequestro per le indagini in corso – dove erano smaltiti i rifiuti non autorizzati. Nel fascicolo allora aperto dalla Procura di Milano, figurava, come indagato numero uno, Vincenzo Bianchi, presidente del CDA della Lucchini Artoni, oggi Edil Bianchi. L'indagine era partita grazie agli esposti presentati dagli abitanti della zona che avevano segnalato un incessante movimento di mezzi pesanti che trasportavano ingenti carichi di materiale in quell’area.
Tornando a oggi, a breve sarà convocata una nuova riunione della Commissione ambiente. Nel frattempo non si fanno attendere dichiarazioni in merito alla vicenda: «Sulla Lucchini Artoni è fondamentale mantenere gli impegni presi – afferma ancora una volta il capogruppo dell’Idv in Provincia, Luca Gandolfi –. Ci sono ancora delle indagini in corso. Dagli accertamenti sono emerse violazioni alla normativa ambientale per gestione illecita di discarica di rifiuti che hanno portato al sequestro dell’area. Sequestro ancora in atto dalla Magistratura che non ha permesso, di fatto, a oggi ancora la bonifica». E ancora una volta, la storia non finisce qui.
Cristiana Pisani