Una tesi su Pina Carmirelli, la grande violinista del secolo scorso «gettata nell’ombra forse a causa di più grandi personalità musicali maschili»
Intervista a Nicole Davis, la 25enne violinista di Pantigliate che a Philadelphia presso la Pennsylvania University si sta documentando su Pina Carmirelli, l’eclettica musicista che fra le altre cose, ha raccolto con una ricerca accademica le opere di Luigi Boccherini (XVIII secolo)
Nicole, come si è
trovata in generale in America? E come è stata accolta alla Pennsylvania
University?
In America mi sono trovata benissimo e sono stata accolta
con molto entusiasmo. In Università erano tutti molto incuriositi dal mio
progetto di tesi e i responsabili dell’archivio hanno fatto di tutto per farmi
avere il materiale del quale avevo bisogno. Non me lo aspettavo perché la UPenn
è una Ivy League (un titolo che accomuna le otto università americane più
prestigiose ed elitarie) quindi non credevo che la mia ricerca venisse presa
così in considerazione. Anche lo staff e i musicisti del Marlboro Festival
(rinomato Festival di musica classica per il quale Pina Carmirelli ha suonato e
partecipato per oltre 20 anni, con sede a Philadelphia) non hanno esitato a
raccontare esperienze personali e musicali legate alla Carmirelli. Hanno anche
condiviso moltissimo materiale: lettere, foto, ricordi. Ora, rientrata in
Italia, ci teniamo in contatto telefonicamente e via mail. Ci tengono molto a
seguire il mio progetto di ricerca.
Come si è trovata con
gli altri studenti?
Bene! Nonostante l’Università fosse molto grande e gli
studenti numerosi, non sono mancate le occasioni per parlare con ragazzi e
ragazze che frequentavano corsi di studio simili al mio. È stato stimolante
notare somiglianze e differenze con il mondo accademico e con il mondo del
lavoro italiano. Inoltre, l’Università accoglie moltissimi studenti
internazionali. Passeggiando per il campus durante le brevi pause mi piaceva
notare tutti i diversi accenti.
Come detto sopra durante la settimana rimanevo in biblioteca dalle 10 del mattino alle 16. Poi tornavo a casa e solitamente rileggevo il materiale raccolto quel giorno e scrivevo qualche pagina per la tesi. Nel finesettimana invece la biblioteca era chiusa e quindi avevo più spazio per svolgere altre attività. Sono riuscita ad andare a qualche concerto di musica classica. I programmi erano molto elaborati e diversi da quello che si sente solitamente in Italia nelle sale da concerto. Lì si premeva molto sul fatto che la musica classica oggi è sentita come un’arte distante dal mondo dei giovani. Numerosi erano gli interrogativi su come si può rimediare a questo fatto: come si può adattare la musica classica al mondo odierno così da fare appassionare i giovani e trasformarla in un’arte meno elitaria.
Si è avvalsa della collaborazione di esperti?
Sì, alcuni esperti catalogatori dell’Università hanno facilitato l’organizzazione del mio viaggio negli USA. Inoltre, i musicisti del Marlboro Festival si sono resi disponibili per molte interviste che potrò includere nella mia tesi!
Il tempo per visitare purtroppo è stato poco, ma sono comunque riuscita ad esplorare il centro storico. Philadelphia è molto famosa per la storia, è infatti stata centro nevralgico della Rivoluzione Americana e per questo vi sono numerose attrazioni storiche e musei. Ovviamente ho anche assaggiato la Philly cheesesteak, piatto tipico della città.
Come l'ha arricchita
questa esperienza e cosa ha aggiunto al suo bagaglio culturale?
Questa esperienza ha decisamente arricchito il mio bagaglio
culturale. Mi ha fatta crescere molto dal punto di vista musicale, ma mi ha
anche arricchita dal punto di vista umano. Conoscere tante realtà e persone
diverse, tutte unite dalla musica e al servizio dell’arte, è stato commovente e
meraviglioso.