Una tesi su Pina Carmirelli, la grande violinista del secolo scorso «gettata nell’ombra forse a causa di più grandi personalità musicali maschili»

Intervista a Nicole Davis, la 25enne violinista di Pantigliate che a Philadelphia presso la Pennsylvania University si sta documentando su Pina Carmirelli, l’eclettica musicista che fra le altre cose, ha raccolto con una ricerca accademica le opere di Luigi Boccherini (XVIII secolo)

Nicole Davis e la Pennsylvania University

Nicole Davis e la Pennsylvania University

Nicole Davis, 25enne violinista pantigliatese è volata negli States lo scorso novembre per completare la sua tesi in musicologia presso la Pennsylvania University. L'abbiamo incontrata per farci raccontare l'esperienza statunitense e per saperne di più su Pina Carmirelli, famosa violinista italiana alla quale è dedicata la sua tesi.

Nicole, come si è trovata in generale in America? E come è stata accolta alla Pennsylvania University?
In America mi sono trovata benissimo e sono stata accolta con molto entusiasmo. In Università erano tutti molto incuriositi dal mio progetto di tesi e i responsabili dell’archivio hanno fatto di tutto per farmi avere il materiale del quale avevo bisogno. Non me lo aspettavo perché la UPenn è una Ivy League (un titolo che accomuna le otto università americane più prestigiose ed elitarie) quindi non credevo che la mia ricerca venisse presa così in considerazione. Anche lo staff e i musicisti del Marlboro Festival (rinomato Festival di musica classica per il quale Pina Carmirelli ha suonato e partecipato per oltre 20 anni, con sede a Philadelphia) non hanno esitato a raccontare esperienze personali e musicali legate alla Carmirelli. Hanno anche condiviso moltissimo materiale: lettere, foto, ricordi. Ora, rientrata in Italia, ci teniamo in contatto telefonicamente e via mail. Ci tengono molto a seguire il mio progetto di ricerca.

Come si è trovata con gli altri studenti?
Bene! Nonostante l’Università fosse molto grande e gli studenti numerosi, non sono mancate le occasioni per parlare con ragazzi e ragazze che frequentavano corsi di studio simili al mio. È stato stimolante notare somiglianze e differenze con il mondo accademico e con il mondo del lavoro italiano. Inoltre, l’Università accoglie moltissimi studenti internazionali. Passeggiando per il campus durante le brevi pause mi piaceva notare tutti i diversi accenti.

Come si svolgeva la giornata tipo? Sappiamo che poteva avere accesso alla ricca biblioteca della università....
Dopo una breve passeggiata che mi portava dalla città al campus universitario, iniziavo le mie ricerche in biblioteca. Avevo accesso all’edificio dalle 10 del mattino alle 16. Solitamente sfruttavo ogni minuto a disposizione. Il materiale era moltissimo e il tempo volava! Esatto, avevo accesso alla biblioteca di musicologia, ma in realtà ho lavorato al Kislak Center: un piano interamente dedicato a collezioni di libri e manoscritti rari. Si poteva accedere solo con prenotazione e con un motivo di ricerca valido. L’entrata era contingentata e le regole per ingressi e uscite erano molto rigide. Mi ha colpito molto il silenzio e il rispetto per i professori e i ricercatori che erano lì a studiare. Nessuno osava fare il minimo rumore così da permettere a tutti di concentrarsi al massimo.

Quanto tempo dedicava alla sua ricerca, trovava spazio per altre attività?
Come detto sopra durante la settimana rimanevo in biblioteca dalle 10 del mattino alle 16. Poi tornavo a casa e solitamente rileggevo il materiale raccolto quel giorno e scrivevo qualche pagina per la tesi. Nel finesettimana invece la biblioteca era chiusa e quindi avevo più spazio per svolgere altre attività. Sono riuscita ad andare a qualche concerto di musica classica. I programmi erano molto elaborati e diversi da quello che si sente solitamente in Italia nelle sale da concerto. Lì si premeva molto sul fatto che la musica classica oggi è sentita come un’arte distante dal mondo dei giovani. Numerosi erano gli interrogativi su come si può rimediare a questo fatto: come si può adattare la musica classica al mondo odierno così da fare appassionare i giovani e trasformarla in un’arte meno elitaria.


Si è avvalsa della collaborazione di esperti?

Sì, alcuni esperti catalogatori dell’Università hanno facilitato l’organizzazione del mio viaggio negli USA. Inoltre, i musicisti del Marlboro Festival si sono resi disponibili per molte interviste che potrò includere nella mia tesi!

Ci parli un po' di Pina Carmirelli, sappiamo essere stata un'insegnante di violino, come lei...
Pina Carmirelli è stata una grande violinista, nata nel 1914 a Varzi, un piccolo paese in provincia di Pavia e morta nel 1993. Ha studiato violino e composizione in Conservatorio a Milano diplomandosi a soli 16 anni. È stata insegnante presso il Conservatorio di Roma e l’Accademia di Santa Cecilia, sempre a Roma. Accanto alla sua attività didattica ha svolto numerosi concerti da solista e in formazioni da camera suonando con le più grandi personalità della musica classica del secolo scorso e fondando molti quartetti e quintetti. Pina Carmirelli si è anche dedicata alla musicologia attraverso la riscoperta di un autore italiano vissuto a cavallo tra il 1700 e il 1800 e dimenticato dalla storia: Luigi Boccherini. In ogni paese in cui viaggiava, per concerti, si recava nelle biblioteche a cercare spartiti inediti di Boccherini, arrivando a compilare una sorta di opera omnia (raccolta editoriale di tutte le opere di un compositore). Il materiale è stato poi ripreso, utilizzato e pubblicato da un importante musicologo francese, Yves Gérard.  Oggi Pina Carmirelli viene ricordata da pochi, forse a causa di più grandi personalità musicali maschili che l’hanno sopraffatta e gettata nell’ombra. Scopo della mia tesi è proprio quello di far (ri)scoprire al pubblico una personalità così eclettica e interessante.

Ha avuto modo di visitare Philadelphia?
Il tempo per visitare purtroppo è stato poco, ma sono comunque riuscita ad esplorare il centro storico. Philadelphia è molto famosa per la storia, è infatti stata centro nevralgico della Rivoluzione Americana e per questo vi sono numerose attrazioni storiche e musei. Ovviamente ho anche assaggiato la Philly cheesesteak, piatto tipico della città.

Come l'ha arricchita questa esperienza e cosa ha aggiunto al suo bagaglio culturale?
Questa esperienza ha decisamente arricchito il mio bagaglio culturale. Mi ha fatta crescere molto dal punto di vista musicale, ma mi ha anche arricchita dal punto di vista umano. Conoscere tante realtà e persone diverse, tutte unite dalla musica e al servizio dell’arte, è stato commovente e meraviglioso.