"25 Aprile Festa della Liberazione", non è solo una data ma è un simbolo che ha un valore popolare e nazionale, di libertà e di pace
I giovani d’oggi sono chiamati a contrastare i nuovi autoritarismi e integralismi, che rappresentano la negazione dei principi e dei valori che ispirarono la lotta per la Liberazione

Immagine adottata dal Ministero della Difesa 2023
Martedì 25 Aprile cade la Festa della Liberazione dal
dominio nazi-fascista. Il movimento della Resistenza fu caratterizzato in
Italia dall'impegno unitario di molteplici e talora opposti orientamenti
politici (comunisti, azionisti, monarchici, socialisti, democristiani,
liberali, repubblicani, anarchici), in maggioranza riuniti nel Comitato di
Liberazione Nazionale (CLN). Per capire l’importanza di tale festa e avere
chiaro il significato della guerra di liberazione è importante pensare alla
situazione delle persone in quel contesto storico. Immaginiamo di trovarci a
vivere in quel momento: la libertà di stampa subisce delle restrizioni, avvengono
arresti, processi ed aggressioni agli antifascisti. Viene abolita la libertà di
sciopero e viene istituito un Tribunale
speciale per la difesa dello Stato e viene reintrodotta la pena di morte
per alcuni reati a carattere politico. Il tribunale speciale opera secondo le norme
del Codice penale militare di guerra e contro le sue sentenze non è possibile
alcuna impugnazione. Sono proibite le riunioni di più di tre persone sia nei
luoghi di lavoro che nei ritrovi pubblici. Sono previste pene severe per la
ricostituzione e per la partecipazione alle associazioni, organizzazioni e
partiti sciolti dal fascismo. Con la riforma elettorale, che permetteva il voto
solo ai maschi, viene praticamente abolito il voto segreto: alle elezioni ci si
deve esprimere con un sì o con un no alle proposte del governo, consegnando
agli scrutatori una scheda del "sì" che è tricolore, oppure una
scheda del "no" che è bianca. La violenza fascista contro gli
oppositori si manifesta tipicamente con le manganellate e la costrizione a bere
un'abbondante dose di olio di ricino. Immaginate il clima, i richiami, con
suoni gutturali e mandatori, la preoccupazione di chi si è espresso contro il
fascismo, le porte di casa sfondate per catturare gli oppositori, le urla dei
famigliari mentre le persone vengono portate via da casa e incarcerate e molte
volte i parenti non sanno la fine dei famigliari. Vengono emanate le leggi
razziali e gli ebrei sono esclusi da incarichi pubblici, viene loro proibita la
proprietà terriera oltre i 50 ettari e viene imposta la separazione razziale
nella scuola e il divieto di iscriversi all'università. Vengono istituiti campi
di internamento sia civili sia militari. Questo era il clima di quei giorni e
dobbiamo rendere merito ai tanti italiani (intellettuali, studenti, lavoratori,
militari, uomini politici) che hanno deciso di opporsi alla dittatura fascista,
passando nelle fila della Resistenza e pagando, molti, con la vita questa loro
scelta. Adesso dopo aver inquadrato il clima dell’epoca facciamo un salto
temporale in avanti e confrontiamola con la vita delle persone dopo la
liberazione, Nel 1945 viene emanata la legge che consente il voto alle donne,
nel 1946 le donne votano per la prima volta, nel 1948 viene emanata la
Costituzione Italiana (l’articolo 21 sancisce la libertà di espressione) e da
lì un crescendo di libertà che permette ai cittadini la possibilità di
esprimersi senza incorrere in nessuna censura o, peggio ancora, senza incorrere
ad arresti e carcerazioni. I frutti della libertà che oggi godiamo sono
derivanti dall'albero della democrazia piantato in quei giorni della guerra di
liberazione e bagnato dal sangue e dalla gioventù dei partigiani. Il 25 aprile
dovrebbe essere un giorno di riconciliazione e di festa nazionale, dove tutti
gli italiani, nessuno escluso indipendentemente dalla fede politica, dovrebbero
festeggiare perché il contrasto con la vita del ventennio fascista rispetto
alla vita odierna è quantomai stridente e credo che nessuno possa augurare ai
propri simili di vivere in un regime dittatoriale dove le libertà, sia
individuali sia collettive, sono soppresse e proibite. I giovani d’oggi sono
chiamati a contrastare i nuovi autoritarismi e integralismi, che rappresentano
la negazione dei principi e dei valori che ispirarono la lotta per la
Liberazione. Il 25 aprile non è solo una data ma è un simbolo che ha un valore
popolare e nazionale, di libertà e di pace,
e così deve essere vissuto da tutto il popolo italiano. La verità
storica è inconfutabile e non c’è revisione storica che possa cambiare la
gratitudine che dobbiamo a quei combattenti, a quegli uomini e donne, che
posero le basi per la libertà delle generazioni successive e per il ritorno
dell’Italia nel consesso delle democrazie. L’Anniversario della Liberazione è
dunque principalmente l’occasione per riflettere sul passato, sul presente e
sull'avvenire del Paese. Ogni Sindaco, di ogni colorazione, per le ragioni di
cui sopra deve fare in modo che al 25 Aprile sia data la massima evidenza
possibile perché la nostra democrazia si fonda sul sacrificio, l’impegno, la
capacità di chi, ieri, si è messo in gioco perché, oggi, noi e i nostri figli
possiamo vivere in una Nazione democratica. I valori che ci hanno trasmesso i
partigiani combattenti per la libertà e fondatori della Repubblica Italiana
sono valori che non devono essere dimenticati.
“La libertà è come l’aria: ci si accorge di quanto vale
quando comincia a mancare” - Piero
Calamandrei
Moreno Mazzola