Non ci credevo! Non volevo crederci. Non era possibile!

Augusto Moretti ha vestito la fascia tricolore di “primo cittadino” non solo grazie alla sua capacità, alla sua professionalità, ma anche in virtù della simpatia che ispirava, per la gentilezza e cortesia che usava con chiunque

Sergio Leondi con Augusto Moretti nell'auditorium della biblioteca comunale

Sergio Leondi con Augusto Moretti nell'auditorium della biblioteca comunale

Non ci credevo! Non volevo crederci. Non era possibile! Ma chi mi telefonava, sua vicina di casa, mi ha fatto ascoltare in diretta le campane della chiesa di Linate che suonavano a lutto, annunciandone la morte. Dico “morte”, con termine crudo, perché non riesco a usarne un altro, tipo quello più morbido che si proferisce in questi casi, quando viene a “mancare”, perdipiù ancor giovane, qualcuno a cui vogliamo bene, tanto bene. Ad Augusto, io ho voluto bene. L’ho visto crescere fin da bambino eppoi adolescente, fin dalla scuola: lui soleva ricordare che gli avevo fatto da insegnante per lezioni di italiano e latino. Poi l’ho visto laurearsi in giurisprudenza, diventare brillante avvocato, e infine mettere su famiglia, essere marito e padre esemplare. Di Augusto ho conosciuto e ammirato la sua indimenticabile e solare mamma Ida (alla quale lui ha dedicato la propria elezione a Sindaco); col padre Marino abbiamo condiviso ideali e azioni concrete; i suoceri mi stanno carissimi, Cesarino, ex consigliere comunale, per me e non solo è “il Sindaco di Linate”, ci sentiamo tutti profondamente linatesi, insomma tifiamo per Linate, per questa piccola frazione che spesse volte è stata emarginata dalla vita del Comune. Il destino ha voluto che Augusto, nato e cresciuto a Linate, sia diventato “primo cittadino” dell’intera Città di Peschiera Borromeo. Sindaco si diventa per volontà popolare: Augusto ha vestito la fascia tricolore di “primo cittadino” non solo grazie alla sua capacità, alla sua professionalità, ma anche in virtù della simpatia che ispirava, per la gentilezza e cortesia che usava con chiunque, che connotavano ogni suo gesto, privato e pubblico: come persona - “uno di noi” - e come capace amministratore del bene comune. Alla dolcissima Elena, ai figli Ludovica e Stefano, ai parenti tutti, il mio abbraccio più grande e affettuoso. Sergio Leondi