Onestà e Giustizia
Applicare l’onestà e l’integrità come elementi comportamentali preserva dall'essere coinvolto nei gangli della giustizia italiana che utilizza un approccio giustizialista?

L'opinione di Moreno Mazzola
Durante il cammino della nostra
vita ci siamo trovati più volte davanti a temi come onestà e integrità.
L’onestà è una bussola morale che guida i nostri passi. L’onestà è un
principio, e noi abbiamo il libro arbitrio morale di stabilire come mettere in
pratica questo principio; abbiamo il libero arbitrio di compiere le nostre
scelte; ma in ultima analisi saremo responsabili di ogni scelta che facciamo.
Invece l’integrità è essenziale per la nostra affidabilità o credibilità. Ci
influenza in maniera personale, professionale, sociale e spirituale. Ha a che
fare con l’essenza di ciò che siamo. Definisce il nostro carattere. Il nostro
comportamento è il risultato delle nostre scelte. Quando facciamo delle scelte
basate sui nostri valori morali, invece che su ciò che ci conviene, dimostriamo
integrità, se le facciamo nel rispetto delle leggi, dimostriamo onestà. Applicare
l’onestà e l’integrità come elementi comportamentali preserva dall'essere
coinvolto nei gangli della giustizia italiana che utilizza un approccio
giustizialista? Purtroppo, no, Se uno si occupa, in un’azienda, di gare
pubbliche o lavora nella Pubblica Amministrazione il rischio che possa essere
coinvolto sulla base di teoremi basati su fatti non valutati oggettivamente può
sempre capitare. L’Europa ci ha chiesto, nell'ambito del PNRR, di modificare il
procedimento penale in quanto in Italia i processi durano molto a lungo più
della media Europea e circa il 41% delle persone coinvolte a processo vengono
assolte in quanto la documentazione che attesterebbe la presunta colpevolezza
non regge il dibattito processuale. Questo succede perché i magistrati fanno
carriera sulla base delle persone che vengono riconosciute colpevoli, anche
tramite il patteggiamento, e in base a quante vengono rinviate a giudizio.
Proprio per questo alcune volte basano l’imputazione con un approccio fior da
fiore, cioè considerano solo quei fatti che dimostrano il teorema, secondo la
loro impostazione iniziale, e non ricercano riscontri oggettivi omettendo
informazioni che potrebbero contestualizzare il tutto in un’ottica differente. La
mancanza di capacità o di volontà di decidere sulla base degli atti e dei
riscontri incrociati comporta che il magistrato decida comunque di chiedere il
rinvio a giudizio con una logica da Ponzio Pilato in quanto se le persone
coinvolte sono innocenti lo potranno dimostrare nel processo, senza considerare
che questo comporta costi, oneri e espone le persone ingiustamente coinvolte a
situazioni di degrado personale, famigliare e lavorativo. Il problema in Italia
è che non sei innocente sino a prova contraria, onere a carico del magistrato,
ma sei colpevole sino a quando non dimostri la tua estraneità. Proprio per
arginare questa deriva giustizialista, anche per quanto precedentemente detto
sulle richieste della comunità Europea, il legislatore ha cercato di riformare
il processo penale al fine di garantire un giusto processo, il diritto alla
difesa e la presunzione di non colpevolezza. Ma non basta una legge per
cambiare serve la volontà delle strutture. Infatti, un ulteriore elemento di
diffidenza rispetto all'attuale modalità di gestione della giustizia, è che non
basta la riforma Cartabia per cambiare il paradigma, serve la responsabilità
civile del magistrato che, come tutti i cittadini, deve rispondere, con le
giuste tutele, di quello che decide scientemente di fare con le possibili
conseguenze dei suoi atti verso un innocente, ricordiamoci il dato sopra
riportato del 41%. Quello che serve ancora, in ragione del fatto che certe
dinamiche sono ormai sclerotizzate, è un ricambio ai vertici della magistratura
e allo stesso tempo, che ci siano magistrati di buona volontà che credono in
una Giustizia che deve tutelare i cittadini innocenti e perseguire quelli
colpevoli, e che quindi diano l’esempio concretamente.
“La legge non è la giustizia. È un
meccanismo molto imperfetto. Se premi esattamente i bottoni giusti e sei anche
fortunato, può darsi che la giustizia ti dia la risposta giusta.” - Raymond
Chandler