27 Gennaio Giorno della Memoria

Il Giorno della Memoria non vuole misconoscere gli altri genocidi, né sostenere la superiorità del dolore ebraico, ma è invece una presa di coscienza collettiva del fatto che l’uomo è stato capace di questo esecrabile crimine

Istituito il 20 luglio del 2000, il Giorno della Memoria si celebra il 27 gennaio perché in questa data le Forze Alleate liberarono Auschwitz dai tedeschi. Noi costruiamo il nostro futuro sulle fondamenta del passato e per evitare che succedano ancora situazioni di questo genere o similari abbiamo il diritto dovere di ricordare. Al di là di quel cancello, oltre la scritta «Arbeit macht frei» (Il lavoro rende liberi), quando venne varcato dalle truppe dell’Armata Rossa, apparve l’inferno. E il mondo vide allora per la prima volta da vicino quel che era successo, conobbe lo sterminio in tutta la sua realtà. Il Giorno della Memoria è un atto di riconoscimento di questa storia: come se tutti, oggi, ci affacciassimo ai cancelli di Auschwitz, a riconoscervi il male che è stato. Auschwitz era una vera e propria metropoli della morte, composta da diversi campi ed estesa per chilometri. C’erano camere a gas e forni crematori, ma anche baracche dove i prigionieri lavoravano e soffrivano prima di venire avviati alla morte. Nei campi di concentramento nazisti, il terzo Reich aveva un progetto di eliminazione totale che riguardava categorie ben precise: dalle popolazioni delle regioni orientali europee occupate, ritenute inferiori, agli oppositori politici, passando per nazioni e gruppi etnici quali rom, sinti, gli omosessuali, i malati di mente e i portatori di handicap. L’Olocausto provocò circa 15 milioni di morti in totale di cui, secondo le deposizioni di membri delle SS al processo di Norimberga, quasi sei milioni erano ebrei. Solo ad Auschwitz sono stati uccisi quasi un milione e mezzo di ebrei. Ricordare e commemorare le vittime della shoah non significa affatto trascurare altri genocidi, né tantomeno stabilire inutili priorità tra stermini e dolori di un popolo piuttosto che di altri popoli. Il Giorno della Memoria non è solo un omaggio alle vittime, ma è anche  un riconoscimento pubblico e collettivo di un fatto particolarmente grave di cui l’Europa è stata capace, e a cui l’Italia ha attivamente collaborato,  ed è indubbiamente un fatto universale che riguarda tutta l’umanità. La soluzione finale non è stata solo un atto di inaudita violenza, ma soprattutto un progetto collettivo, un sistema di morte.  Il Giorno della Memoria non vuole misconoscere gli altri genocidi di cui l'umanità è stata capace, né sostenere un’assai poco ambita superiorità del dolore ebraico, ma è invece una presa di coscienza collettiva del fatto che l’uomo è stato capace di questo esecrabile crimine contro l’umanità. Non è la pietà per i morti ad animarlo, ma la consapevolezza di quel che è accaduto, che non deve più accadere, ma che in un passato ancora molto vicino a noi, nella civile e illuminata Europa, milioni di persone hanno permesso che accadesse.

“Coltivare la Memoria è ancora oggi un vaccino prezioso contro l'indifferenza e ci aiuta, in un mondo così pieno di ingiustizie e di sofferenze, a ricordare che ciascuno di noi ha una coscienza e la può usare.” – Liliana Segre

Moreno Mazzola