Lo Sciopero globale per il clima, Fridays for Future, raccontato da Paolo Rausa

Giovani, giovanissimi, di ogni età, 100 mila, 200 mila… tanti, tantissimi, mai visti prima per una manifestazione sul clima, di consapevolezza, di accusa e di recriminazione nei confronti dei governi e delle Nazioni Unite che finora hanno blaterato ma poco di efficace hanno messo in atto

Un momento della manifestazione di venerdì 27 settembre

Un momento della manifestazione di venerdì 27 settembre Foto di Paolo Rausa

Milano, 27 settembre 2019- ‘Siamo imbattibili, un altro mondo è possibile’. Con questo striscione si è aperta la manifestazione e con mille altri messaggi affidati non alle bottiglie ma alla stoffa, alla carta, fogli, manifesti, di ogni dimensione e colore con le scritte più varie, ma tutte intonate al pericolo che la terra sta soffrendo per il surriscaldamento globale. ‘Il futuro è oggi. Ci state rubando i sogni e le aspettative di futuro’. Giovani, giovanissimi, di ogni età, 100 mila, 200 mila… tanti, tantissimi, mai visti prima per una manifestazione sul clima, di consapevolezza, di accusa  e di recriminazione nei confronti dei governi e delle Nazioni Unite che finora hanno blaterato ma poco di efficace hanno messo in atto. Intanto la terra si surriscalda, responsabile è l’effetto serra causato dall’utilizzo degli idrocarburi, il gas serra, il carbone delle centrali. Le plastiche invadono i mari, i deserti avanzano, i ghiacciai si sciolgono e scivolano sulle vallate, come recentemente in Val d’Aosta, creando panico fra la popolazione. Sulla scia dell’azione di Greta Thunberg (siamo tutti gretini, più di un cartello), che di recente ha raggiunto le Nazioni Unite su un’imbarcazione mossa dal vento, anche a Milano per la terza volta e nelle piazze di tutta Italia (160 hanno aderito a questo sciopero del clima) si è levato il grido di dolore per le condizioni della terra, denunciando i governi che chiudono gli occhi e non vogliono vedere. Presi di mira specialmente Trump che si è ritirato dal protocollo sul clima di Parigi e Bolsonaro, che ha rivendicato i pieni poteri sulla Amazzonia, che non è a suo parere il polmone del mondo. Il corteo ha attraversato il centro di Milano, abbracciando la città e lambendo quel centro nevralgico interessato a nuove edificazioni, CityLife, zona Monumentale, piazzale Baiamonti dove le ruspe hanno liberato le vecchie strutture per fare posto a nuovi grattacieli, vanto di Milano. I giovanissimi hanno urlato slogan contro la cementificazione, mettendo in luce le contraddizioni di una amministrazione comunale che a parole starebbe con i ragazzi e nei fatti continua a erodere terreno verde da destinare invece a svago e a polmone per ridurre la temperatura dei quartieri fittamente abitati. L’appuntamento è al 12 ottobre, altro sciopero che continuerà tutti i venerdì fino a quando non si vedranno chiari segnali di inversione di tendenza del riscaldamento climatico.
Paolo Rausa
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Fridays for Future

Fridays for Future Foto di Paolo Rausa