Milano approva le linee guida per l'utilizzo delle risorse della vendita di San Siro, proteste accese dai comitati ambientalisti |Video|
Cartellino rosso per il sindaco Sala, i comitati civici e ambientalisti insorgono contro quella che considerano una "svendita del patrimonio dei milanesi
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Il Consiglio comunale di Milano ha approvato, con 24 voti favorevoli, 16 contrari e un astenuto, le "Linee guida per l’utilizzo delle risorse collegate allo Stadio Meazza e alle aree limitrofe". Questo ordine del giorno, promosso dalla maggioranza, stabilisce che i fondi derivanti dalla vendita dello stadio a Milan e Inter e dell'area di San Siro debbano essere investiti in progetti di interesse pubblico, con l'obiettivo di riqualificare il quartiere San Siro, combattere l’emergenza abitativa e migliorare le strutture sportive nelle periferie milanesi. La proposta, sostenuta dal sindaco Giuseppe Sala e dalla capogruppo del Partito Democratico Beatrice Uguccioni, è stata accolta positivamente dai rappresentanti della maggioranza, nonostante il voto contrario di alcuni consiglieri, tra cui i Verdi e alcuni esponenti del Pd e del gruppo misto.
La delibera impegna l'amministrazione a rispettare gli indirizzi del Consiglio, garantendo un utilizzo delle risorse vincolato a funzioni di interesse pubblico. Tra le aree coinvolte figura anche La Maura, che dovrebbe mantenere le sue caratteristiche ambientali e storiche. Il sindaco Sala ha evidenziato la riduzione degli indici di edificabilità a 0,35, inferiore rispetto alla proposta iniziale di Milan e Inter, come un importante risultato dell’amministrazione: «Questo è il frutto di un processo di concertazione che vuole tutelare l’area di San Siro da un’eccessiva urbanizzazione, mantenendo un equilibrio tra sviluppo e tutela ambientale». Sala ha espresso la volontà di collaborare con il Consiglio nei prossimi mesi per decidere come destinare al meglio i fondi ottenuti dalla vendita dello stadio, ribadendo che questi dovrebbero prioritariamente andare a vantaggio del quartiere San Siro e delle fasce più fragili della popolazione.
Tuttavia, la decisione non ha convinto i comitati civici e ambientalisti, che hanno manifestato il loro dissenso nel corso del Consiglio. "Facciamo l'appello - Stop Consumo di suolo", uno dei gruppi organizzatori della protesta, ha accusato il sindaco di agire "con arroganza", sottolineando che Sala «sta svendendo il patrimonio dei milanesi ai fondi speculativi, senza considerare i veri interessi della cittadinanza». I manifestanti, muniti di cartellini rossi e fischietti, hanno esposto cartelli con scritto "Sì Meazza", urlando "vergogna" dopo l’intervento del sindaco. Secondo loro, l'attuale proposta implica la cessione definitiva del suolo, comportando una perdita del canone annuale di 9,3 milioni di euro derivante dal vecchio stadio, denaro che attualmente contribuisce ai servizi pubblici.
Il clima di scontro si è ulteriormente acceso in seguito alla dichiarazione del sindaco Sala, che ha definito "un’opportunità" la vendita dello stadio, invitando i consiglieri a considerare il progetto come un'occasione per migliorare la qualità della vita dei milanesi. Parole che, per i comitati, suonano come un affronto: «La città non è proprietà privata del sindaco» hanno ribattuto, chiedendo che si rinunci al progetto di vendita e si mantenga la proprietà pubblica dell’area. La mobilitazione, guidata da "Facciamo l'appello", ha coinvolto numerosi esponenti del mondo accademico, tra cui i docenti Arianna Azzellino, Elena Granata, Paolo Pileri e l’avvocata ambientalista Veronica Dini, uniti nella richiesta di un ripensamento dell’intera operazione.
Il Consiglio comunale si trova quindi in una fase critica, tra l’approvazione di un piano di riqualificazione che la maggioranza ritiene strategico e le dure contestazioni dei comitati cittadini, che chiedono maggior trasparenza e il mantenimento del Meazza. La questione si preannuncia lunga e complessa, con possibili sviluppi che verranno monitorati attentamente dai rappresentanti civici e dagli ambientalisti, decisi a non abbassare la guardia.