Sedici anni di carcere per la borseggiatrice della metropolitana

La donna, una 42enne bosniaca, era diventata la “bestia nera” dei pendolari lungo la tratta San Donato-Duomo della M3. I suoi obiettivi preferiti erano cellulari, gioielli e portafogli

Colpi perpetrati anche nei bar e presso le biglietterie automatiche

È davvero esemplare la condanna inferta dal Tribunale di Milano ad una 42enne bosniaca resasi protagonista di una serie sterminata di borseggi in metropolitana ai danni dei pendolari. Il Giudice, infatti, ha stabilito per lei una pena pari a 15 anni e 11 mesi di reclusione, esito di un cumulo di condanne per gli innumerevoli furti che le sono stati attribuiti. La 42enne agiva principalmente lungo la linea 3 della metropolitana, nel tratto compreso tra il capolinea di San Donato e la fermata Duomo, in assoluto tra i più utilizzati dai viaggiatori. In realtà, la sentenza a carico della 42enne è stata pronunciata due mesi fa, ma, da allora, la destinataria era pressoché irreperibile. La borseggiatrice, infatti, era sempre in movimento: di notte si rifugiava in un campo rom, mentre nelle ore diurne si spostava costantemente tra i convogli in partenza. Gli agenti della Polmetro sono finalmente riusciti a rintracciarla nei giorni scorsi, durante un controllo presso la banchina della fermata Duomo. Alle forze dell’ordine la donna ha esibito un certificato di gravidanza e un documento d’identità fasullo, che hanno subito suscitato i sospetti dei poliziotti, che hanno deciso di portarla in questura per svolgere ulteriori accertamenti. A seguito delle indagini incrociate, è così emerso come sulla testa della donna pendesse un ordine di carcerazione per una lunga sfilza di furti e borseggi commessi in metropolitana, molti dei quali inequivocabilmente immortalati dalle telecamere di videosorveglianza. La “maschera” della 42enne è quindi caduta miseramente e per lei si sono aperte inevitabilmente le porte del carcere. In base a quanto accertato in fase di indagine, la ladra adottava quasi sempre il medesimo copione, che si era rivelato particolarmente funzionale. Confondendosi alla perfezione tra i viaggiatori, anche grazie ad un abbigliamento tutt’altro che trascurato, si avvicinava alla vittima prescelta senza che questa si accorgesse di nulla e, con un gesto fulmineo, le infilava le mani nella borsa o nelle tasche, per poi scendere alla fermata successiva. 
Redazione Web