MEA, l’addio di Enel e la «supremazia della politica»

MEA Spa (Melegnano Energia Ambiente): fine del matrimonio di Enel e Comune di Melegnano. Piero Bonasegale, presidente dal luglio 2013 dell'ex società municipalizzata cittadina, parla del riassetto societario.
Presidente, oggi il cittadino ha bisogno di risparmiare. MEA propone un cambiamento che potrebbe condurre a futuri aumenti di costi. Perché?
Perché dovrebbe? Non è detto; la struttura della tariffa rifiuti è stabilita dallo Stato. E l’impianto tariffario è: la tariffa deve coprire completamente i costi.

E il gas?
In qualche modo acquisiremo il 40% in quota al socio privato, Enel. In cambio, il ramo distribuzione gas verrebbe dato in toto al socio, che ci darebbe un conguaglio in denaro. Quest’operazione si chiama scissione.
Il valore di tutta l’operazione, in euro.
Questi non sono dati che possono essere forniti oggi, né stimati né stimabili: non è il momento. E la stima passa attraverso la perizia del Tribunale.
Quindi, tempi lunghi per la procedura?
I burocrati ci dicono che la scadenza legislativa del 2013 è tranquillamente procrastinabile. Sulla base dell’accordo che pare esserci tra i due soci, Enel e Comune, immagino entro il primo semestre dell’anno prossimo.
A questa soluzione si è arrivati perché la normativa lo richiede o anche per una questione debitoria?
Per la normativa. Guardi, se uno va a vedersi le delibere del 2009, in tema di linee guida indicavano la stessa cosa. L’obiettivo era di poter usufruire al meglio dello in house providing (l’autoproduzione di servizi da parte della pubblica amministrazione, ndr). Dopodiché la normativa cambiò completamente: o si andava a gara, o si decideva di selezionare un socio privato con caratteristiche industriali, non un socio finanziario. Per fortuna una sentenza di Corte Costituzionale del luglio 2012 ha detto: “La normativa europea è chiara, ci sono tre possibilità: o uno è totalmente pubblico, o mette a gara il servizio, o decide di selezionarsi un socio privato al 40%”. Una volontà che c’era dal 2009, con il socio di allora, quella di tornare al pubblico. Anche il socio di oggi, lo registriamo, lo sta facendo un po’ con tutte le realtà della nostra dimensione. Evidentemente fa parte di un suo piano strategico di disimpegnarsi.
Ergo sono anni che al socio non interessa essere tale.
A loro interessa essere su realtà di rete. Noi siamo una multiservizi.
Lei era in Consiglio comunale, il 30 settembre?
Sì.
Come ha valutato il comportamento di certa parte dei consiglieri, quella che ha lasciato l’aula?
Ah... bah, guardi... a me sinceramente non hanno impressionato...
Cose tra politici?
No, io non disdegno assolutamente la politica, io sono orgoglioso della mia provenienza politica, poi, che io abbia acquisito in questi anni una discreta conoscenza tecnica, economica e giuridica legata a questo mondo, credo possa essere un valore aggiunto. E rivendico la supremazia della politica.
Se l’aspettava?
No.
Volenti o nolenti, maggioranza e opposizione fanno sì che la nuova MEA nasca in modo monocolore. Non pensa?
No. Chi in quel momento sta al governo si assume le responsabilità. Una scelta di maggioranza. Sono le regole non scritte.
Il tempo delle municipalizzate decise in modo partitico quindi non è finito.
Credo che in una parte d’Italia il mondo delle ex municipalizzate non andava abbandonato, come è stato fatto da tutti i governi indipendentemente dal colore. Se abbiamo una serie di eccellenze, in Italia, è perché le municipalizzate si sono attenute ai motivi che le hanno fatte nascere, preoccupandosi di fare più investimenti che utili.
Il suo predecessore come ha fatto chiudere la società?
In utile. 641mila euro prima delle imposte e 427mila netti, dopo. Con un dividendo al Comune di 130mila euro.
Marco Maccari