Una passeggiata nel rione Montorfano, la Melegnano al di là della via Emilia
Sulla configurazione del Montorfano ricade il problema viabilistico della Statale: le costruzioni residenziali sono a due passi dalla chiesa del Carmine, ma il traffico a grande scorrimento dell’Emilia scava un fossato logistico e psicologico attorno al quartiere, tale da dargli sembianza di zona defilata e fuori dal contesto civico. Baby gangs e spaccio di droga hanno fatto presto a impadronirsene. «Ci sentiamo dei rifugiati politici», sorride Tonoli. La riqualificazione del Montorfano è passata per le piantumazioni - necessarie all’assestamento idrogeologico -, per la sorveglianza dei Vigili e la posa di dossi stradali, volti a scoraggiare i traffici delle società malavitose e le gare notturne di moto. Ancora tante oggi le irregolarità: la pesca amatoriale e i fuochi sulle rive del Lambro, i carrelli del discount Lidl, disseminati senza cura dopo l’utilizzo, che fruttano fior di multe al gestore. Episodi di bassa delinquenza, come i furti nei box, danno fuoco alle paglie inter-razziali. La popolazione straniera tocca la punta del 17%: levantini, est europei, nordafricani. Genti rom insediate nella Cascina Montorfano, sulle quali ricade il malumore collettivo. L’Amministrazione Bellomo è favorevole a insediare nel Piano di Governo del Territorio una caserma dei Carabinieri proprio qui. Panacea di tutti i mali? Non esageriamo. La perenne emergenza a Montorfano è la pulizia del sottosuolo stradale. Radici birichine, specie presso il fiume, tendono a invadere i tubi di scarico. La centralina comunale in via Verdi, appostata otto anni fa, controlla il livello d’acqua nei condotti e ne corregge il corso con una pompa: l’intasamento faceva rigurgitare il nero dai tombini e arrivava in qualche appartamento a fare cucù sul piatto doccia.
Marco Maccari