“Difesa rosa”: ecco come affrontare l’aggressore

Un istruttore di Caleppio di Settala e Tribiano spiega come difendersi in caso di aggressione sfuttando la forza dell'avversario

Lorenzo Cosma è un istruttore di Van Lang Vo Dao, antichissima e nobile arte marziale vietnamita, e di Tai Chi, che pratica da circa 8 anni. Si è avvicinato alle arti marziali da piccolo, praticando Judo; a vent’anni ha cominciato a praticare arti marziali vietnamite e stili tradizionali cinesi. Attualmente insegna nella palestra “New Fitness” di Caleppio di Settala e nelle palestre di Comazzo e Tribiano. Lorenzo, insieme al giovanissimo aiutante Dimitri, sta tenendo un corso di “Difesa Rosa” della durata di 10 lezioni pomeridiane presso il Liceo Scientifico “A. Volta”, a Milano. Gli studenti dell’istituto, infatti, sono tenuti a partecipare a un’attività extracurricolare e possono scegliere tra varie proposte, tra cui questo corso; è il secondo anno che viene organizzato e, naturalmente, le adesioni sono prettamente femminili.
«Ciò che insegniamo – spiega Lorenzo – è un sistema di autodifesa che ha gli stessi principi del Vinh Xuan (uno stile di kung-fu che lavora con l’energia interiore) e che utilizza la forza dell’avversario contro di lui. È raro che una donna venga attaccata da un uomo minuto, fragile; si troverà quasi sempre davanti un aggressore più grande, più forte e violento. Sfruttare la forza dell’avversario, non la propria, diventa una necessità. In quei casi, è inutile lottare perché, per ovvi motivi fisici, l’altro avrà la meglio; noi non insegniamo a combattere, ma indichiamo i punti precisi da colpire, anche con poca forza, per poter shockare l’aggressore e scappare».
Gli chiediamo quali siano le tecniche usate e, naturalmente, dove e come colpire. «Le tecniche sono di percussione (pugni), di taglio, di proiezione (finalizzate a far perdere l’equilibrio all’avversario, facendolo cadere a terra) e ribaltamento. Vi sono poi le tecniche fondate sulle leve, per sbilanciare l’avversario e per rompere le articolazioni: bisogna quindi indebolirne i polsi, i gomiti, le ginocchia. È fondamentale prendere alla sprovvista l’aggressore; ad esempio, mentre è intento nello strangolamento, è inutile cercare di staccare le sue mani dal nostro collo perché tutta la sua forza è concentrata in quel punto. Bisogna approfittarne per colpirlo nelle parti anatomiche più delicate: il mento, il naso, lo sterno, la bocca dello stomaco e, appena possibile, sferrare un calcio o una ginocchiata ai genitali. Inoltre, spieghiamo come cadere nel modo giusto: esiste una serie di tecniche anche per cadere. Lo scopo di questo corso per ragazze – conclude – è gettare le basi per un’autodifesa efficace, che sia facilmente applicabile da una donna in difficoltà».
Francesca Tedeschi