Paullo, lectio magistralis di Massimo Corsaro e Alfredo Mantica su Gabriele D’Annunzio e la sua influenza nella politica, al Circolo omonimo di FdI

La sua impresa di Fiume fu un evento rivoluzionario in quanto D’Annunzio cercò di promuovere un'idea di uno stato italiano irredentista che si estendesse oltre i confini nazionali

Paullo, lunedì 27 novembre 2023, presso il Circolo locale di Fratelli d’Italia si è svolta una serata molto partecipata di approfondimento sul ruolo di Gabriele D’Annunzio nella politica attuale. Roberta Castelli Presidente del Circolo intitolato proprio al poeta, scrittore e filosofo italiano, e Franco Lucente membro della Giunta regionale, hanno ospitato, l’On. Massimo Corsaro e il già Senatore Alfredo Mantica, i quali hanno tenuto una lectio magistralis su uno dei personaggi più importanti e discussi della storia d’Italia. Di seguito i passaggi principali.

Gabriele D’Annunzio, oltre a essere uno dei più importanti scrittori e poeti italiani del suo tempo, ha svolto un ruolo significativo anche nella politica italiana. Durante la prima guerra mondiale, D’Annunzio si distinse come pilota e combattente, dimostrando grande coraggio e audacia. Dopo la guerra, D’Annunzio guidò un'impresa militare nota come "Fiume" nel 1919, occupando la città di Fiume (ora Rijeka, in Croazia), che era stata assegnata alla Jugoslavia secondo il trattato di Versailles.

Gabriele D’Annunzio è noto per i suoi numerosi motti e aforismi che riflettono la sua filosofia di vita e il suo stile di scrittura. Memento Audere Semper (ricorda di osare sempre);  Ardisco Non Ordisco; Hic manebimus optime (qui staremo benissimo); Quis contra nos? (chi contro di noi?); Me ne frego; A noi. Sono solo alcuni esempi dei molti motti e aforismi che D’Annunzio ha lasciato come sua eredità letteraria. Queste frasi sono state spesso oggetto di interpretazioni e discussioni da parte degli studiosi e degli appassionati della sua opera.

La sua impresa di Fiume fu un evento rivoluzionario in quanto D’Annunzio cercò di promuovere un'idea di uno stato italiano irredentista che si estendesse oltre i confini nazionali. L'intento fu quello di proclamare l'annessione della città all'Italia forzando in tal modo la mano ai delegati delle potenze vincitrici della prima guerra mondiale, all'epoca impegnati nella Conferenza di pace di Parigi. Durante la sua occupazione di Fiume, D’Annunzio creò uno stato indipendente chiamato "Reggenza italiana del Carnaro". Sotto la sua guida, cercò di creare un modello di governance basato sull'idea di "dittatura estetica", che combinava elementi artistici, teatrali e politici.

La Carta del Carnaro, promulgata il 30 agosto 1920, rappresenta il culmine dello slancio rivoluzionario fiumano. Era la costituzione di uno Stato libero che identifica nella libertà e nell'arte i valori fondamentali della vita di ogni individuo. La Carta del Carnaro, stabiliva la base per il suo governo indipendente. Le linee guida principali della carta erano l'autonomia e l'indivisibilità dello Stato libero di Fiume, l'importanza della dittatura estetica come forma suprema di governo, la presenza di un regime di guerra come fondamento per la forza energetica, l'accento sull'educazione come unificatore e l'obiettivo di un'economia internazionale feconda e industriosa. La carta rifletteva l'ideologia di D’Annunzio che cercava di unire elementi politici, culturali ed estetici per creare una società idealizzata.

L'esperienza di Fiume ebbe un impatto duraturo sulla politica italiana. D’Annunzio divenne una figura carismatica e ispiratrice per una parte significativa dell'opinione pubblica italiana. Benito Mussolini e il fascismo attinsero a piene mani alle opere e al pensiero di D’Annunzio compresi il suo utilizzo di simboli e rituali e la sua celebrazione della forza e della grandezza nazionale.

Tuttavia, è importante sottolineare che il concetto di politica di D’Annunzio era molto personale e peculiare. Non era un politico tradizionale e non cercò di creare un partito politico o di svolgere un ruolo istituzionale nel governo italiano. Il suo contributo principale alla politica italiana consisteva nel fornire un'ispirazione e una motivazione per la grandezza della sua Patria.

Mussolini utilizza il poeta come propaganda e lo indica come guida da seguire. Il Duce fa diventare D’Annunzio principe di Montenevoso, anche se sarà poi messo in disparte ed allontanato dal fascismo. Negli ultimi anni della sua vita, il poeta è isolato dal mondo e scrive la sua ultima opera: “Notturno”.