L'appello a Città Metropolitana dell’Osservatorio permanente contro il consumo del suolo: «Dire no alla progressiva riduzione del verde»

L’Osservatorio ha indirizzato una lettera al sindaco di Città Metropolitana Giuseppe Sala affinché il verde e gli edifici storici del Sud Est Milano siano tutelati e le aree agricole non diventino sede di enormi infrastrutture dannose per il paesaggio

L’Osservatorio permanente contro il consumo del suolo e per la tutela dell’ambiente ha redatto una lettera circa la situazione del verde nel Sud Est di Milano minacciato da poderosi progetti di cementificazione. La missiva è stata indirizzata a Giuseppe Sala al quale, in quanto Primo cittadino di Milano, spetta anche la carica di Sindaco di Città Metropolitana. Proprio a Sala, che di recente ha aderito al movimento dei Verdi, sono rivolte alcune richieste circa la tutela delle aree verdi e agricole del Sud Est di Milano e di alcuni luoghi storici, tra i quali abbazie medievali, messi in grave pericolo dalla volontà di alcuni enti pubblici e privati di servirsi dei terreni per realizzare infrastrutture.
«Apprendiamo dalla stampa la sua adesione ai Verdi Europei – si legge nella lettera dell’Osservatorio. Ci fa piacere pensare che questa scelta nasca dal fatto che anche lei ha a cuore i temi ambientali e la sostenibilità. Per questa ragione, dato che lei non è solo il sindaco di Milano ma anche il sindaco di tutti noi residenti nella Città Metropolitana, le chiediamo di applicare l'attenzione a questi temi anche ai nostri territori. La ex Provincia di Milano non è solo città, ma, fortunatamente, anche campagna. Le chiediamo pertanto di salvare e ricucire il verde, il rosso e il bianco di queste aree». Non a caso i colori del Tricolore italiano, di cui poi è spiegato il significato: «Il verde: la campagna coltivata è ancora attiva, ma frazionata, la sua rete irrigua è spesso tombinata, deviata, marginalizzata. Ricuciamo il verde, proteggiamolo e conserviamolo il più possibile unitario senza aggiungere nuove strade e costruzioni. Il rosso: la storia della nostra terra, soprattutto del Basso Milanese, è fatta del rosso dei mattoni e dei coppi delle abbazie, delle cascine, delle chiesette, delle chiuse e dei ponticelli. Salviamoli. Il bianco: il bianco è quello sulle mappe delle aree edificabili non ancora edificate. Ettari ed ettari che negli anni '70 e '80 le amministrazioni hanno dichiarato edificabili e che, nonostante i nostri ragazzi li vedano verdi e coltivati, saranno tolti al loro futuro perché qualcuno, decine di anni fa, ha deciso che avrebbero dovuto passare da agricoli ad altro uso. È ora di mettere mano a queste previsioni restituendo alle nuove generazioni il diritto di dire no alla progressiva riduzione del verde e dell'agricoltura intorno a Milano».
Nella lettera dell’Osservatorio si riscontrano quindi alcuni dei maggiori pericoli che incombono sul Sud Est di Milano: « Pensiamo alle logistiche che, rispondendo al modello economico dell'e-commerce che strozza i negozi di vicinato, spuntano come funghi dove c'erano campi fertili (dalle nostre parti sono previste a Bascapè, San Zenone, Paullo...). Pensiamo al progetto denominato Sportlifecity che prevede una maxi-arena da 20-25 mila posti per ospitare eventi sportivi di rilievo o grandi concerti, una hall al chiuso da 1.500 posti, otto campi esterni per tennis, basket e volley, un centro medico per la riabilitazione sportiva, palestre e piscine, un residence, un liceo sportivo per 400 studenti con annesso campus e centro atletico e cinquemila parcheggi. Il tutto a tre chilometri di distanza da un’altra struttura sportiva che verrà costruita nel quartiere di Santa Giulia per le Olimpiadi». E in quest’ultimo progetto non ci sarebbe nulla di male, se non fosse che la scelta della sede non è ricaduta su terreni dismessi, bensì su una vasta area attualmente riservati a campi coltivati che, per giunta, risultano ben irrigati e molto fertili «a San Donato Milanese, una città di poco più di 32 mila abitanti che, nei giorni delle manifestazioni, dovrebbe ospitarne altrettanti subendo il disagio, l’inquinamento, il traffico e senza ricavare alcun beneficio né per i cittadini né per il commercio. E non è tutto. Quest'area si trova a un chilometro dall'abbazia cistercense di Chiaravalle, un fiore all'occhiello del monachesimo del Basso Milanese e a tre chilometri dall'abbazia di Viboldone. Questi campi sono stati curati amorevolmente dai monaci, da uomini e donne per centinaia di anni e ora un disegno che viene dall'alto vuole spazzare via tutto per un progetto avveniristico che nulla c'entra con la storia di questa terra delle abbazie, che da anni si vorrebbe proteggere con un apposito parco». Quindi l’affondo, velato di sarcasmo e un pressante richiesta: «Ne siamo certi, anche lei vede l'assurdità del crimine che si vuole perpetuare su questi campi fertili. Questa agricoltura, che è sopravvissuta fino al 2021 e che ci ricorda la nostra storia di rosse abbazie, di acque e di marcite, di spiritualità e di operosità umana, verrà spazzata via. La preghiamo sindaco, ci salvi da questo progetto e lo si collochi su aree dismesse. A noi, cittadini della sua Città Metropolitana, piace di più l'agricoltura e il progetto del parco delle abbazie. Ci auguriamo che, come avvenne otto anni fa con la vicenda dello stadio dell’Inter, questo progetto venga accantonato. Per questo contiamo anche su di lei. Certi di trovare ascolto per la sua sensibilità culturale e ambientale, la salutiamo fiduciosi».

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