Corona Virus, Codogno, numerosi residenti infrangono la Zona rossa passando per le strade di campagna: «Questione di sopravvivenza»

La rabbia dei residenti: «Siamo stati abbandonati. Non basta condannare 50mila persone all’isolamento, poi bisogna aiutarle». Mancano i tamponi e personale all'Ospedale di Codogno.

Un check point della Zona rossa

Un check point della Zona rossa

Dopo il servizio di 7giorni sul disagio che un cittadino di Codogno sta vivendo, anche il quotidiano Repubblica ha raccolto la testimonianza di alcuni cittadini residenti nella Zona rossa che lamentano l'abbandono delle Istituzioni. Gianpaolo Visetti  è riuscito ad intrecettare ed intervistare Luigi Toselli, che poco dopo le 9 del mattino attraverso strade secondarie non presidiate dalle forze dell’ordine ha raggiunto Taccagna e Cascina Vinzaschina per andare a fare la spesa a Lodi.  A centinaia - racconta il giornalista sulle pagine online di Repubblica - , dall’epicentro italiano del coronavirus, lo seguono su auto e furgoni. Così, per tutto il giorno, salgono “evasioni” e ritorni nel focolaio del contagio.
«Nella zona rossa — spiega a Repubblica  Pietro Meazzi, operaio di Casalpusterlengo — sono aperti solo alimentari e farmacie. L’attesa per entrare dura ore, poi scopri che alimenti freschi, mascherine e farmaci sono esauriti. È inaccettabile, gli anziani sono allo stremo. Noi usciamo e facciamo la spesa a San Rocco anche per amici e parenti: è un servizio civile».

Con l’intero Nord «in quarantena» per «contenere il contagio», si scopre che l’incubatrice perfetta attorno all’ospedale di Codogno resta sigillata solo sulla carta.

Guidando tra i campi si raggiungono e si lasciano senza problemi Castiglione d’Adda, Codogno e Casalpusterlengo, come nei giorni scorsi. Avanti e indietro. «Nessuno vuole infettare qualcunoAndrea Maiocchi, commerciante di Castiglione — ma le regole non possono ignorare la realtà. Su dieci Comuni chiusi, solo quattro contano persone infette. Eppure, all’interno della cintura, ognuno va dove gli pare. Assurdo: è come dire che dentro il focolaio c’è licenza di contagio, mentre chi vive in paesi indenni dal Covid-19 non può fare un salto fuori per pratiche urgenti negli uffici, o per procurarsi ciò che qui è sparito: disinfettanti, detersivi, acqua minerale, cibo per animali e sigarette».

La zona rossa più vasta d’Italia, 5 morti e il 90% dei contagiati in Lombardia, così ancora non funziona. 

Un problema di uomini e mezzi  a quanto pare, nonostante l’impegno di prefettura e forze dell’ordine è massimo, gli uomini impegnati per ora sono 120, rispetto ai 500 annunciati dal Governo per i 35 check point.Solo 15 i posti di blocco attivi su 42 previsti. Nessuno ferma i potenziali contagiati, le stradde di Codogno sono trafficate di camionisti o taxi di passaggio senza che nessuno venga fermato. «All’Ospedale di Codogno mancano i tamponi per eseguire i test— denuncia a Repubblica un medico del reparto di medicina di Codogno  —. Io stesso aspetto di fare il tampone da venerdì, pur avendo contatti con pazienti infetti. Non ci sono test per tutti, mancano infermieri, con i medici in quarantena anche la medicina di base è al collasso. Ormai i tamponi non si fanno nemmeno a chi ha la febbre. Ognuno capisce che così non va e che si arriva in ritardo».