Mediglia, Residenza Borromea:«La situazione è difficile, abbiamo seguito tutte le indicazioni di ATS. Il personale non si è mai tirato indietro»
La RSA di Mombretto dopo i primi silenzi sui 44 deceduti, apre un canale di comunicazione con la stampa per spiegare di aver messo a disposizione due operatori per rispondere alle chiamate dei parenti, e una linea per le video chiamate con gli ospiti

Il lato est dela RSA di Mombretto di Mediglia
«Tutte le decisioni sono state prese in accordo con ATS»
«Di fronte all’emergenza coronavirus esplosa su tutto il territorio
nazionale – si legge nel comunicato stampa della Direzione della RSA - e
con particolare e specifica virulenza nel triangolo
Lodi-Cremona-Milano, la Residenza Borromea, direttamente e tra le prime
investite dal contagio, ha messo in campo in queste ultime tre settimane
da parte dei medici, degli infermieri e di tutto il personale della Struttura tutto quanto possibile per fronteggiare l’emergenza.
Il personale non si è mai tirato indietro al fine di assicurare la
migliore e più dignitosa assistenza agli ospiti, pur nella gestione
dell’emergenza. Due operatori sono stati dedicati a rispondere alle
telefonate dei familiari che desiderano ricevere informazioni ed è stata
attivata una nuova linea per poter effettuare chiamate e videochiamate tra parenti e ospiti che lo desiderano. Le strategie mediche e organizzative idonee al contenimento del virus, sono state puntualmente condivise giorno per giorno
con l’ATS Città di Milano. Su questa linea sono state eseguite le
corrette modalità e quantità di tamponi da eseguire sugli ospiti, come
concordato con l’ATS. I risultati sono stati condivisi con l’ATS stessa,
appena comunicati dai Laboratori. In tutto sono stati eseguiti, ad oggi, oltre 43
(quarantatré) tamponi, tutti positivi. Per cui, tutti gli ospiti sono
da considerare, secondo la dizione tecnico sanitaria, contatti stretti. Mentre gli operatori della Residenza Borromea
stanno cercando di garantire le migliori cure e la massima attenzione e
la migliore possibile assistenza compatibilmente con le circostanze,
ricordiamo di seguito che, come da circolare della Regione Lombardia, a
partire dal 10/03/2020 l’effettuazione dei tamponi è permessa solo in
presenza dell’aggravamento dei
sintomi respiratori ed esclusivamente in ambiente ospedaliero, non è
consentito dimettere gli ospiti della RSA a causa dell’insorgenza del
contagio, che va contenuto nell’ambito del luogo (domicilio) in cui è
avvenuto il riscontro, così come previsto dai Decreti del Presidente del
Consiglio dei Ministri dell’8
e del 9 marzo 2020. Questo – prosegue la nota inviata venerdì 20 marzo - è
avvenuto e avviene in presenza di un difficilissimo ricorso alle
Strutture Ospedaliere per endemica loro attuale carenza di spazi e attrezzature.
In termini organizzativi, in presenza, inoltre, di una cronica mancanza
di presidi di sicurezza (guanti e mascherine) generale su tutto il
territorio nazionale, si è comunque riusciti, pur con difficoltà e sempre attraverso la gestione propria delle risorse
disponibili (siamo stati lasciati completamente soli), a superare
questa importante e determinante criticità. Siamo comunque di fronte,
nello specifico, ad una
più generale espressione della pandemia, che dopo aver devastato
l’organizzazione delle Strutture Ospedaliere del territorio, a partire
dal triangolo Lodi-Cremona-Milano, sta ora mettendo a dura prova, in via
secondaria, le Strutture genericamente para ospedaliere
come le RSA, con una estensione quotidiana ed esponenziale dei contagi.
Permangono dunque enormi difficoltà di risposta cui non è facile per
nessuno sul territorio nazionale trovare soluzioni congrue e
risolutive».
Abbiamo chiesto alla responsabile della comunicazione della RSA ulteriori chiarimenti. Riguardo
alla questione di aver concesso ai parenti di visitare i loro cari,
dopo la data del 23 febbraio, hanno spiegato che tutte le decisioni sono
state prese in accordo con ATS e che le diposizioni ministeriali in
materia contingentavano gli ingressi e non li vietavano completamente,
«anche perché fino a quel momento non avevamo nessuna evidenza di
contagio da coronavirus». Per cui tramite appuntamento e con gli ausili
di protezione personali quali guanti e mascherine era consentita la
visita dei parenti per 10 minuti. «I nostri operatori fino a quel momento non avevano i dispositivi di protezione. Dopodiché
la situazione è precipitata con la risultanza di un contagio, ci siamo
adeguati immediatamente a tutte le normative che cambiavano dalla sera
alla mattina, chiudendo l’accesso a tutti i visitatori» spiega l’addetta
alla comunicazione dall’Ufficio legale. Residenza Borromea ha illustrato che fra i 43 tamponi positivi ci sono anche quelli di alcuni degli oltre 70 operatori fra medici infermieri e oss impiegati nella struttura. Non hanno saputo dire se fra quei 43 positivi ci siano anche quelli degli ospiti deceduti. Come non hanno fornito i dati di quanti siano al momento gli ospiti presenti nella struttura: «I dati precisi – ha continuato l’addetta alla comunicazione di Residenza Borromea - li abbiamo forniti ad ATS, e abbiamo scelto di non
divulgarli e di renderli pubblici per motivi di privacy». Sul problema
degli esami diagnostici e delle procedure per mettere in quarantena le
persone venute a contatto
con gli ospiti nei giorni precedenti, Residenza Borromea ha dichiarato
di aver messo in pratica tutto quello che ATS ha prescritto, e di aver
trasmesso tutti i dati affinché venissero presi i provvedimenti necessari: «L’ATS ci ha
detto a chi fare i tamponi, come farli. Infatti il nostro personale ha
eseguito gli esami e con una procedura particolare con dei protocolli
severi per garantire la sicurezza sono stati trasmessi ai laboratori
indicati. È un momento difficile – continua la responsabile dell’Ufficio
Legale -, il personale è scioccato da quello che sta succedendo, gli
ospiti col tempo diventano amici, e vederli morire così segna tutti noi.
Essere inermi davanti ad un
virus del genere è devastante da un punto di vista umano. Stiamo
mettendo l’anima. Possiamo capire che il parente all’esterno è
preoccupato e agitato. Anche noi per primi siamo disperati, e l’unica
guida che abbiamo è l’ATS. Per questo continuiamo a seguire le
indicazioni alla lettera e siamo in contatto continuo. Comunichiamo loro
tutti i dati, ci hanno sempre rassicurato – ribadiscono - che quello
che facciamo è corretto. Noi in piena trasparenza comunichiamo con ATS
che è il nostro unico riferimento, le patologie in essere e i decessi».
Per quanto riguarda il rapporto col Comune di Mediglia, Residenza Borromea ha confermato che l’amministrazione comunale ha sempre fatto sempre
il possibile per darci un supporto, che pur avendoli informati della
situazione in essere fin dal principio, il primo comunicato è stato
trasmesso al sindaco il 14 marzo: «Siamo in attesa dei materiali che il Comune di Mediglia ha assicurato tramite il rapporto
con alcune aziende del territorio. Pur avendo sempre garantito a tutto
il personale i dispositivi di sicurezza individuali, oggi abbiamo
dedicato risorse umane ed economiche al difficile reperimento del tutto. Sempre con la funzione di tutelare i nostri ospiti e il nostro personale» hanno concluso dall’Ufficio legale di Residenza Borromea. Mentre stiamo pubblicando l’articolo in Redazione arriva un’ email che raccoglie il nostro invito di segnalare le situazioni degli ospiti della RSA: «Buonasera ho letto ora il vostro articolo. Mia suocera si trova alla Residenza Borromea ha 71 anni soffre di patologie. Avendo il cellulare riusciamo a parlarci giornalmente e ci ha avvisato che ci
sono parecchi contagiati. È un mese che non la vediamo e stasera ci ha
detto che a mangiare l'avrebbero messa in sala con altri ospiti. Chiamiamo in continuazione e ci dicono che sono presi e non hanno molto tempo per parlare e dare informazioni. Siamo seriamente preoccupati».
Giulio Carnevale
Continuate a segnalare le vostre storie a [email protected]
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