Ex area Enel: storia di politica, soldi, voti e...

E poi assemblee in Municipio, assemblee cittadine, vertici di Centrosinistra, gruppi di dissenso, un appello al TAR. I riti giornalistici hanno fatto sì che l’intervento fosse esecrato da più parti ma, in tanto scontro democratico, che fine ha fatto il parere dei cittadini?
Per non ripetere lo stesso brano di vangelo, non restava che andare dietro la notizia.

Cosa pensa dell’intervento edilizio?
«Che non vedo l’ora che si faccia», commenta il giovane barista. Il bar all’incrocio, dirimpetto all’area, è sempre affollato. Qui, come all’edicola, al Maioca, in panetteria, alla merceria aperta da 56 anni, il commerciante è unanime: «Favorevole. Per noi può essere fonte di lavoro, e ringiovanisce il quartiere». Contraltare, il negozio di fitness: «Potevano sforzarsi un po’ di più. Perché non un centro sportivo, che manca in città?». Di passaggio, Loredana Belloni, residente, tra i primi a lottare per l’area, oggi dismessa, una sorta di discarica libera. «Fin dalla scorsa campagna elettorale abbiamo tampinato i candidati perché la riqualificassero. È insalubre, nauseabonda. 500 firme, una proposta di insediarvi il mercato alimentare settimanale più 200 parcheggi auto. Niente. Il Comune non aveva le finanze. Ha vinto la speculazione edilizia». Sorgeranno due caseggiati di 6 piani, 108 appartamenti e 60 metri di lunghezza. Unico soggetto civico a sostenere il dissenso, il Comitato di quartiere San Francesco-Maiocca, autore di un’alternativa. Eccola.

Il Gruppo dei Sedici
Sedici abitanti presentarono ricorso al TAR. Bocciato l’8 febbraio 2010. Danno inevidente. Il Comitato di quartiere, forte di un concetto propositivo di cittadinanza, spalleggiò i Sedici portando al sindaco Bellomo un progetto che, lasciando intatta la volumetria del piano originale, risolveva in modo più snello le grandi costruzioni. Rifiutato. Ma i misteri di questo piano d’intervento sono ben altri, e sono tre.
Primo. Perché radere al suolo gli orti privati su via Pio IV e asfaltarvi una strada-parcheggio, su zona non drenante, per scaricare nella roggia Spazzola? Secondo. Perché gli oneri di urbanizzazione sono stati sensibilmente ridotti? Terzo. La ventina di parcheggi scoperti previsti come standard qualitativi annessi per legge – compensazioni urbanistiche, come aggiungere una classe al vicino asilo, costruire strutture per anziani o bambini – sembrano sufficienti?
Che ne uscirà? Una medaglia al petto dell’Amministrazione? Un’urbanistica poco edificante?
Marco Maccari