Melegnano: oggi è scaduto il termine per lo sgombero della moschea di via Morandi 15

Il Comune diffida la comunità islamica dal continuare a utilizzare abusivamente il capannone, ma il presidente dell’associazione Al Bakara lamenta assoluta mancanza di dialogo

L'esterno del capannone di via Morandi 15

L'esterno del capannone di via Morandi 15 utilizzato dalla comunità islamica come luogo di culto e attività culturali

Da quattro anni ormai va avanti il contenzioso tra Comune di Melegnano e l’associazione Al Baraka sulla moschea di Melegnano in via Morandi 15. Oggi, 30 agosto 2018, è scaduto il termine per lo sgombero che l’amministrazione aveva intimato una settimana prima con l'ordinanza n. 69.

Come risulta dall'ordinanza stessa, il primo atto dell’amministrazione comunale nei confronti dell’associazione risale a ottobre 2014 – notificato all'allora presidente dell’associazione Abdel Azim Rabie Abdou – con cui il Comune negava il permesso di costruire cambiando la destinazione d’uso del capannone di via Morandi da industriale a centro culturale e luogo di culto a causa dell’inquinamento presente nell'area dal momento che l’edificio rientra nel perimetro del sito inquinato di interesse regionale denominato ex Chimica Saronio.

Nel giugno 2015 è stata inoltre emessa, e poi reiterata, un’ordinanza urgente notificata al presidente pro tempore dell’associazione Al Bakara, Brahim Saifi – il quale risultava anche affittuario del capannone –, che disponeva di non utilizzare l’edificio per lo svolgimento di attività culturali o come luogo di culto. Il 3 dicembre 2015 era stato ordinato lo sgombero dei locali, dove le attività non consentite continuavano a proseguire.

L’associazione al Bakara aveva impugnato di fronte al Tar il primo atto comunale del 2014 chiedendo l’annullamento di tutti gli atti amministrativi, ma il Tribunale amministrativo regionale della Lombardia aveva respinto il ricorso motivandolo non solo con la presenza di forte inquinamento dell’area, ma anche della mancata dimostrazione da parte dell’associazione di aver adempiuto al posizionamento di un vespaio aerato come richiesto dall'Asl Milano 2 per via della contaminazione del terreno; aspetto quest’ultimo che non permetteva di garantire la sicurezza e la salute delle persone, in particolare donne, anziani e bambini.

Con quattro sopralluoghi, tre nel mese di giugno e uno ad agosto 2018, la Polizia locale ha riscontrato che le attività all'interno del capannone – preghiera, doposcuola per bambini, attività ricreative – proseguiva nonostante i provvedimenti comunali.

Stando a quanto stabilito a livello normativo (art. 52 p. r. 12/2005) «la destinazione d’uso degli immobili, anche non comportanti la realizzazione di opere edilizie, finalizzati alla creazione di luoghi di culto e luoghi destinati a centri sociali, sono assoggettati a permesso di costruire», inoltre la normativa regionale stabilisce che decorso il termine del 6 agosto 2016 (indicato nella stessa) non è possibile approvare un piano per le attrezzature religiose in modo separato rispetto al Piano di governo del territorio (Pgt).

Pertanto il Comune di Melegnano ha diffidato nuovamente l’associazione Al Baraka, nella persona dell’attuale presidente Kais Mokrani, dal proseguire le attività all'interno del capannone di via Morandi 15 stabilendo come termine ultimo il 30 agosto 2018 per la cessazione di quanto non autorizzato; prevedendo, inoltre, periodici controlli da parte delle forze di pubblica sicurezza – Carabinieri, Guardia di finanza e Polizia locale – alle quali sono stati trasmessi tutti gli atti.
L'interno della moschea

L'interno della moschea sistemato grazie ai contributi volontari dei cittadini islamici, per complessivi 70 mila euro

Il presidente dell’associazione Al Bakara, Kais Mokrani, ha rilasciato un’intervista a 7Giorni in cui ha spiegato le ragioni della comunità islamica di Melegnano e le difficoltà che la stessa ha avuto in merito a quanto fatto dalle diverse amministrazioni comunali: «Riteniamo che questa sia un’offesa per la comunità islamica locale, che risiede nel territorio di Melegnano da più di trent'anni ormai, con cittadini di prima e seconda generazione, siamo una comunità di oltre mille persone. Siamo grandi lavoratori, come gli altri, e possiamo contribuire alla crescita del comune di Melegnano, nel quale paghiamo regolarmente le tasse, e vogliamo portare avanti uno scambio culturale con i cittadini residenti per diventare davvero un’unica comunità, un’unica famiglia. Ci hanno spiegato che qui c’è un problema di inquinamento, però noi vediamo un pub aperto tutte le sere (Musicolepsia Ndr) e vediamo le attività industriali e ci domandiamo come mai queste cose possano proseguire mentre a noi viene chiesto di andare via. Non pensiamo sia una questione di razzismo, ma di mancanza di dialogo. Noi chiediamo solo un luogo alternativo dove poter svolgere le diverse attività che ora facciamo in via Morandi, dove peraltro paghiamo regolarmente l’affitto e tutte le tasse per il consumo di acqua e quant'altro. Abbiamo provato a chiedere incontri con il sindaco e con gli assessori e io sono andato personalmente all'Ufficio Tecnico insieme al signor Massimo Sabbatini, che è proprietario dell’immobile, a presentare un progetto per la realizzazione del vespaio areato come richiesto dall'Asl ma non siamo stati neanche ricevuti. Se ci avessero almeno spiegato cosa non andava in quel progetto, avremmo potuto trovare una soluzione alternativa. Invece abbiamo trovato sempre porte chiuse e nessun dialogo o incontro, eppure stiamo cercando di fare molte cose per far conoscere la nostra religione e per favorire l’integrazione. Ora io cosa dovrei dire alle persone della comunità per cui il centro è un punto di ritrovo? E ai bambini che qui facevano il doposcuola? Abbiamo anche noi diritto ad avere queste cose, come tutti gli altri cittadini».
Parte del progetto per il vespaio areato

Parte del progetto per il vespaio areato fatto preparare dal presidente Kais Mokrani dopo i sopralluoghi necessari allo scopo di presentarlo all'Ufficio Tecnico del Comune di Melegnano

E per favorire l’integrazione il presidente ha effettivamente molte idee; come ad esempio favorire giornate comuni tra cittadini islamici e non, dal pranzare insieme allo svolgere attività che aiutino la conoscenza reciproca, oppure l’uso di Facebook affiancando all'arabo anche la lingua italiana per far conoscere la comunità ai me legnanesi o, ancora, la traduzione in italiano dei testi in lingua araba. Il problema che si pone ora è che la comunità non ha più un luogo dove ritrovarsi e poter portare avanti questi progetti.