Crisi del calcio italiano: Christian Panucci e Pierluigi Pardo a 7giorni

Christian, cosa ne pensa della crisi che sta investendo il calcio italiano in questo periodo?

"Penso che una delle motivazioni più consistenti della crisi del calcio italiano dipende dal fatto che non si curano molto i settori giovanili e quindi si ha molta difficoltà a trovare giovani di qualità come, invece, accadeva 20 anni fa. Si cercano soprattutto giocatori stranieri. Naturalmente sono ben accetti, ma il problema è che questi giocatori tendono a tornare nel loro paese d'origine o comunque a tentare nuove esperienze in altre nazioni, basti pensare che l'anno scorso il  65 % degli stranieri che è arrivato in Italia è andato via. Credo che la fiscalità negli altri paesi sia più alta, inoltre negli altri campionati ci sono più soldi e questo naturalmente ci porta ad essere meno competitivi. Di solito il calcio italiano questo lo capisce, dunque speriamo che possa andare verso un'altra direzione".

pardoIn merito all'argomento è intervenuto anche Pierluigi Pardo:

"Il calcio italiano è in crisi  per vari motivi. Dal punto di vista economico sicuramente non riusciamo ad essere competitivi come Spagna e Inghilterra, dal punto di vista tecnico ci sono fasi, flussi e riflussi della storia; negli anni '80 e '90 eravamo fortissimi, quindi penso che la crisi sia un fatto abbastanza episodico, torneremo ad essere  sicuramente competitivi e la nazionale di calcio, che sta facendo molto bene, è un esempio di crescita. E' chiaro che il calcio è legato molto ai fattori economici e quindi se non riusciamo ad essere competitivi con l'Inghilterra  paghiamo anche dal punto di vista tecnico".

Pierluigi Pardo, lei ha scritto la biografia di Eto'o: "I piedi in Italia, il cuore in Africa", ha avuto modo, dunque, di conoscerlo bene come ragazzo. Cosa pensa del suo trasferimento al Anzhi?

" E' molto facile giudicare dal punto di vista etico e dire che è partito solamente per soldi, può darsi che sia così; è anche vero che è un giocatore che ha vinto tutto, che ha avuto un'offerta che era il doppio di quello che guadagnava e tra l'altro è un calciatore che sta finendo la carriera, non è un ragazzo di 18 anni. Per questo motivo,esattamente come per Zlatan Ibrahimovic, io non me la sento di dire che è stata una scelta sbagliata, penso sia stata una scelta rispettabile".

Come ultima domanda, dato che lei è un professionista in questo settore, le voglio chiedere un consiglio da rivolgere ai giovani che sono agli albori della loro carriera giornalistica. Cosa deve fare un giovane che intraprende questo mestiere per arrivare a buoni livelli? Ci può dare qualche consiglio?

" Per arrivare a buoni livelli è necessario fare molta pratica, le scuole di giornalismo contano fino ad un certo punto, bisogna mandare curriculum, proporsi, farsi trovare pronti, ci vuole anche un pizzico di fortuna e soprattutto bisogna capire se c'è abbastanza passione. Questo lavoro lo vogliono fare tutti ma ci vuole passione e talento, ad un certo  punto bisogna capire se ne vale davvero la pena, anche perché la gavetta può essere sfibrante. Insomma, devi capire quanto è forte il fuoco del giornalismo dentro di te! "

Giancarlo Capriglia