Gioco d’azzardo: vai con la legge, 50mila firme in Cassazione il 9 aprile

C’è un appuntamento in Corte di Cassazione per più di 50mila cittadini. Cadrà il 9 aprile, data di presentazione delle firme per una legge di iniziativa popolare sul gioco d’azzardo.

«Abbiamo tre liste: 30mila sottoscrizioni certificate, poi altre 10mila sottoscrizioni di firmatari senza certificazione elettorale e altre 10mila dai Comuni dell’Emilia Romagna. Due settimane fa, se mi avessero chiesto questi dati sarei stata molto prudente – dichiara Angela Fioroni, Segretaria di Legautonomie Lombardia – oggi ho la certezza del risultato. Un esempio: una responsabile di Crema ci aveva prospettato 600-700 firme. Pochi giorni fa ha detto che ne porterà 2000. I primi risultati sono positivi. Anche l’articolo 14 sulla delega fiscale è stato da poco approvato dal Governo su influenza di questa raccolta firme». Anche il Comune di Melegnano ha contribuito, con la raccolta di 400 sottoscrizioni.

Macchie di leopardo
Angela Fioroni con P. Magri e il sindaco di Seregno, MarianiLa campagna di sottoscrizioni si è chiusa domenica 23 marzo. Campagna discreta, senza rumore. «Anche troppo discreta» ammette Fioroni. Piemonte, Emilia Romagna, Veneto sono i migliori performer ma in altre regioni la diffusione è avvenuta a macchia di leopardo, addirittura rimbalzando nei luoghi difficili. Molise maglia nera, nessuna firma: «Secondo i dati di gioco individuali, il Molise è la regione dove si gioca di più – è il commento della Segretaria Fioroni –. Qui non abbiamo avuto nemmeno un’adesione al Manifesto dei Sindaci contro il gioco d’azzardo, che in altre zone si è propagato per contagio. Ma i sindaci che hanno aderito hanno potuto confidarci: “Abbiamo conosciuto meglio le nostre comunità”. La raccolta di firme ha permesso di realizzare iniziative di tipo informativo, formativo e culturale su temi come il legame del gioco con il crimine organizzato e gli effetti sulle fasce più esposte: gli anziani e i minori. Diverse associazioni locali hanno collaborato con le istituzioni parlamentari. L’assessore alle politiche culturali dell’Emilia Romagna ha recentemente dichiarato: “È la prima volta che le associazioni si muovono per una problematica sociosanitaria senza lasciare tutto alle istituzioni”».

Pavia buco nero: l’ipotesi di mafia
Legautonomie si riserva di analizzare il perché di una diffusione tanto discontinua. La strategia ha trovato anche ostacoli. In Lombardia, zona dalla quale la campagna di legge è partita, esiste il buco nero di Pavia. «È la provincia lombarda dove si gioca di più, qui i Comuni non si sono mossi – spiega Fioroni –. Forse questione di sensibilità. Ma pensiamo anche a forze non propriamente legali che agiscono da condizionatori. Le associazioni mafiose arrivano a imporre le slot machines. A Brescia è stato realizzato un documento molto interessante che, incrociando le banche dati degli uffici comunali, arriva a definire la presenza sul territorio di case da gioco e di apparecchiature come le slot. Un documento e un metodo che vale la pena applicare altrove».

Marco Maccari