Milano arrivano 150 militari, ma non tutti pattuglieranno le periferie

Il Prefetto: «Pattuglie miste per tre mesi poi valuteremo» peccato che le periferie non saranno salvaguardate come promesso, con i militari utilizzati anche in ottica anti terrorismo in centro

Le gang di latinos proliferano insieme agli episodi di violenza

Obiettivo: scongiurare nuovi episodi di violenza a Milano. A questo è dovuta la decisione del Prefetto Alessandro Marangoni, che ha aperto alle pattuglie miste, con 150 militari a supporto di Polizia e Carabinieri. Il loro impiego sarà strategico in zone spesso caratterizzate da criminalità, da viale Padova a piazzale Corvetto. O meglio, i militari pattuglieranno alcune zone “sensibili”, ma saranno altresì dispiegati presso alcuni presidi fissi, quali il Castello Sforzesco, la Stazione Centrale, piazzale Loreto, la Darsena e infine le zone Sammartini e Bonola. Da quanto emerge, il loro arrivo non è da ricondurre esclusivamente alla richiesta di una maggiore sicurezza in zone periferiche, bensì per prevenire attacchi terroristici.

Ma quanto resterà a disposizione il contingente dell’Esercito? Al momento si è optato per una durata del servizio che si aggira intorno ai 3 mesi, ma il Prefetto ha anche sottolineato la possibilità di un’estensione del periodo di utilizzo in base ad attente valutazioni: «Se alla scadenza – ha precisato il prefetto Alessandro Marangoni - di questi tre mesi, ancora ci sarà la necessità, verrà valutata la possibilità di prorogare queste pattuglie miste. Se ne riparlerà verso la fine di febbraio se riattualizzare il sistema di prevenzione. L'impiego è principalmente di prevenzione contro i reati comuni – conclude - ma l'attività che viene espletata da queste unità operative è anche in funzione antiterrorismo».

La città di Milano negli ultimi anni ha assistito ad un crescendo di episodi di violenza, un’iperbole della criminalità che forse è stata sottovalutata fino ad oggi. Ma in alcune aree del capoluogo lombardo certi episodi accadono troppo spesso, si sta parlando ovviamente della zona tra viale Padova e piazzale Loreto, e in generale in diversificate periferie. Gli ultimi fatti di cronaca in ordine temporale risalgono a meno di una settimana fa, con sparatorie, accoltellamenti e risse, che sono solo la punta di un iceberg, sintomo di indifferenza da parte delle Istituzioni nei riguardi dei soliti ignoti, perché si sa, se bisogna sostituire un sampietrino in centro si è subito operativi, ma per le periferie vale la legge del “si arrangino”. Basti pensare alla proliferazione indisturbata di gang di latinos (come la Barrio 18, Salvatrucha 13 e Trinitarios) che conterebbero oltre ben 2000 affiliati a Milano e dintorni. Tali organizzazioni, feroci e pericolose, si sono ritrovate sulle prime pagine per numerosi aggressioni e talvolta omicidi (come non dimenticare ad esempio l’aggressione col machete ai danni di un ferroviere di Trenord). Vengono erroneamente considerate delle “baby-gang” e non ci si rende conto che stanno occupando sempre più quartieri della città. Ricollegato a tale fenomeno si aggiunge il sempre attivo mercato della droga e i rispettivi gruppi di criminalità organizzata: è notizia di oggi 23 novembre il fermo di ben 45 persone per traffico internazionale di stupefacenti, appartenenti a una banda che operava dal Perù all’Albania fino all’Olanda, e uno dei centri operativi e di spaccio risiedeva proprio in viale Padova dove è scattata l’operazione “Rubens”.

Basteranno i 150 militari a riportare l’ordine nelle periferie milanesi da troppo tempo lasciate a se stesse? Inizialmente si potrebbe pensare di sì, peccato che successivamente il Sindaco Sala, unitamente al Prefetto, abbia precisato che il contingente servirà in ottica anti-terrorismo. Le pattuglie sono necessarie per presidiare possibili obiettivi terroristici, ma al contempo, ancora una volta, si dimentica di salvaguardare la sicurezza di alcuni cittadini che hanno avuto solo la sfortuna di crescere semplicemente nel quartiere "sbagliato".