La storia dell’Italia e delle sue vittime passa dai racconti di Gianfranco Bruschi

Una sorta di memoria che affronterà temi importanti, come la guerra di liberazione, le rappresaglie e la vita quotidiana dei ragazzi nel periodo bellico, concludendosi con la toccante testimonianza in merito all’eccidio di Spino d’Adda e in particolare alla crudele fucilazione del padre Mario. Era il 27 aprile del 1945, quando i soldati tedeschi sfondarono la porta dell’abitazione, presero di forza il signor Bruschi e lo trascinarono fuori.
“Riuscii a seguire mio padre che venne messo al muro con le braccia alzate - racconta il figlio - ricordo il suo sguardo verso di me. Mi sorrise”.
Un colpo alla nuca segnò l’epilogo della sua esistenza. Ma purtroppo non fu l’unica perdita.
Infatti, il fratellino Piergiorgio, di 2 mesi, trovò la morte qualche mese più tardi, non riprendendosi più dalla caduta dalle braccia materne. La madre perse la presa nel vano tentativo di proteggere il marito dalla rappresaglia tedesca.
Lo shock subito dal piccolo Gianfranco, che a quel tempo aveva solo dieci anni, fu l’inizio di una recondita e dolorosa angoscia che si protrasse assiduamente per molti decenni, fino a quando non decise di condivide il suo dolore grazie a questa iniziativa che, in un certo senso, lo liberò dal peso che si portava appresso. Difatti sono ormai tre anni che il signor Buschi gira gratuitamente per le scuole medie e superiori della zona, riscuotendo ovunque un grande interesse, raccontando la storia sua, e indirettamente, del nostro paese.
“I miei interventi  sono molto importanti - ci spiega - perché riescono a far conoscere agli studenti una pagina di storia inerente ad un periodo tragico che non dovrà mai più accadere” .
Per di più Gianfranco Bruschi è riuscito a scrivere anche un libro, prossimo alla pubblicazione, dal titolo, per ora provvisorio, di “Quand’ero ragazzo”, che dedicherà a suo padre e a tutti coloro che sono caduti a seguito delle rappresaglie.

Maurizio Zanoni