Autobus dirottato sulla Paullese: per l’autista chiesta conferma della condanna a 24 anni in appello

Secondo la Procura Generale Ousseynou Sy agì con finalità terroristiche in piena consapevolezza. Ma la difesa controbatte: «Non fu terrorismo e la perizia psichiatrica non è stata sufficientemente approfondita»

Il Procuratore generale Lucilla Tontodonati, di fronte alla Corte d'Assise d'Appello di Milano, ha chiesto la conferma della sentenza di primo grado a 24 anni di carcere per Ousseynou Sy, l’autista che a marzo 2019 prese in ostaggio una scolaresca di 50 ragazzini cremaschi con relativi accompagnatori. L’allora 47enne senegalese dirottò verso l’aeroporto di Linate l’autobus che stava conducendo con a bordo gli studenti, ma i Carabinieri della Compagnia di San Donato erano riusciti a fermarlo sulla Paullese, tra San Donato e Peschiera, traendo in salvo gli ostaggi prima che il bus prendesse fuoco.
 
L'accusa ha ribadito la correttezza della pena inflitta in primo grado per il senegalese, accusato di sequestro con finalità terroristiche, strage aggravata dal terrorismo, incendio e lesioni, dal momento che l'imputato non ha mai mostrato consapevolezza della gravità delle proprie azioni. Nessun dubbio neppure sulla piena consapevolezza dell’autista nel premeditare e poi mettere in atto il dirottamento. Dal canto proprio, la difesa ha ribadito che Sy non aveva agito con finalità di terrorismo, sostenendo altresì che la perizia psichiatrica cui era stato sottoposto l’imputato avrebbe dovuto essere più approfondita.
 
Lo scorso luglio, prima del pronunciamento della sentenza di primo grado, Sy aveva reso delle dichiarazioni spontanee, sostenendo di non essere un terrorista ma di aver agito per chiedere giustizia per i migranti che perdono la vita davanti alle coste italiane.

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