Peschiera, blitz dei carabinieri a Cascina Deserta: era un covo di ricettatori

Il cascinale diroccato di San Bovio era divenuto una delle basi di un gruppo specializzato nei furti di trattori e vari altri mezzi agricoli, che venivano poi spediti all’estero

Cascina Deserta

Cascina Deserta

In passato la cascina era già divenuta rifugio per senza tetto e sbandati

Riciclaggio, ricettazione e furto aggravato. Sono queste le accuse cui dovranno rispondere tre romeni quarantenni, uno residente a Settala, un altro a San Giuliano e il terzo in Romania, arrestati nei giorni scorsi dai carabinieri di Peschiera. Il gruppo faceva parte di una banda specializzata nel furto di trattori, escavatrici e mezzi da lavoro di vario genere che venivano poi esportati all’estero, soprattutto in Romania. Il sodalizio criminale aveva base in Piemonte, nel Vercellese, ma aveva anche diversi punti d’appoggio nel Nord Italia e nel Sudmilano. Uno di questi era costituito da Cascina Deserta, la struttura rurale diroccata e in stato di abbandono sita nella frazione di San Bovio, in passato già divenuta rifugio di senzatetto e sbandati. Le indagini erano partite lo scorso agosto, quando i carabinieri avevano individuato i tre romeni proprio nei pressi del cascinale a bordo di un trattore, risultato poi rubato da una azienda agricola. Allora il trio non aveva potuto essere perseguito per furto aggravato, poiché gli uomini dell’arma non erano riusciti a coglierlo in flagranza di reato, per cui era scattata solo la denuncia per ricettazione. Le indagini delle forze dell’ordine, però, erano proseguite senza sosta e, nei giorni scorsi, sono scattati gli arresti. I tre romeni avevano già caricato su un camion un mezzo da cantiere utilizzato per lo scavo e la movimentazione della terra, pronti per portarlo all’estero, mentre un altro escavatore era già stato opportunamente occultato proprio a Cascina Deserta. I carabinieri hanno perquisito a fondo le abitazioni dei tre ladri, sequestrando 1500 euro in contanti, varie carte d’identità, sim card e cellulari. Secondo gli investigatori, proprio questi ultimi venivano utilizzati dai romeni per tenersi in contatto con i vertici dell’organizzazione che commissionavano loro i mezzi da rubare.
Redazione Web