Miracolo: quattordicenne sott'acqua per 42 minuti, sopravvive

I medici del San Raffaele gli salvano la vita, perde una gamba sotto il ginocchio

Segrate, al San Raffaele si è verificato un vero e proprio miracolo. Il 24 aprile scorso, Michael, un ragazzo di 14 anni, era giunto in ospedale in condizioni disperate. Quel pomeriggio si registravano temperature molto alte, così “Michi” aveva deciso di tuffarsi con quattro amici da un ponticello nel Naviglio, nei pressi di Castelletto di Cuggiono. Dall'acqua però, riemersero solo i suoi amici. Michi resta sotto e non c'è verso di trovarlo nelle acque che in quel tratto sono torbide e vorticose. Ci provano in tanti, ma niente da fare. Arrivano gli addetti del 118, ma bisogna aspettare i sommozzatori dei Vigili del Fuoco per recuperarlo. Nessuno ormai darebbe più alcuna chance al ragazzo. Quando lo tirano fuori si sono fatte le 17.35, sono passati 42 minuti, il ragazzo è in arresto cardiaco chissà da quanto, ma gli operatori del 118 gli fanno comunque il massaggio cardiaco e continuano anche nell'elicottero che lo porta al San Raffaele. Appena giunto in ospedale, si tenta una procedura estrema di assistenza meccanica del circolo, con circolazione extracorporea (ECMO) per sostenere l'attività cardiaca e le funzioni degli altri organi. Poi vengono attuati altri trattamenti intensivi molto avanzati, di sostegno alle attività di cuore, reni, fegato, che già non funzionavano più. Michi nel corso dei giorni comincia a rispondere alle terapie che lo portano lentamente a riprendere la funzionalità renale ed epatica. Gli stessi medici constatano increduli che Michi sta “riemergendo”. 
È rimasto sott'acqua 42 lunghissimi minuti, eppure, il 26 maggio i medici informano che la ripresa cognitiva del ragazzo è stata “totale”: scherza con i medici, pensa alla sua Juve che la settimana prossima si giocherà la finale della Champions League. Per Alberto Zangrillo, Direttore di Anestesia e Rianimazione all'Ospedale San Raffaele, è un «evento eccezionale, di quelli che ci portano a pensare che certi parametri riguardanti la sopravvivenza in stato di ipossia debbano essere rivisti». Oggi Lela, la madre di Michi, parla di «evento miracoloso. Sento che per me - dice - è un dovere ringraziare i medici e Dio, per la parte che gli compete. La collaborazione tra il Divino e la scienza è una cosa meravigliosa anche in questo 2015». Papà Stefan rispetta la professione di fede di Lela ma si dice «straordinariamente impressionato dalla professionalità delle persone che ho incontrato in questo Ospedale». Ora Michi comincerà la riabilitazione motoria e a breve potrà tornare alla propria vita quotidiana, potendo tifare ancora per la propria squadra del cuore.