T-Red: il 24 ottobre è prevista l’udienza del processo penale. Abbiamo ripercorso le tappe del caso con l’ex Comandante dei Vigili urbani di Segrate
A Segrate nel suo garage-studio, tra molti documenti, ritagli di giornali, foto e disegni, abbiamo incontrato Franco Fabietti. Primo vigile urbano di Segrate e poi comandante dei vigili per ventotto anni.
A Segrate, nel suo garage-studio, tra molti documenti, ritagli di giornali, foto e disegni, abbiamo incontrato Franco Fabietti. Primo Vigile urbano di Segrate e poi Comandante dei Vigili per ventotto anni. Una lunga esperienza maturata sul “campo”, come ci racconta con semplicità, accennando alle sue umili origini contadine e a quei sani principi assorbiti in famiglia di cui va molto fiero. Oggi è un cittadino in pensione, ma la passione per il suo “vecchio lavoro”, vissuto come una “missione”, si riaccende quando si coinvolge in argomenti riguardanti la “legalità”. Prossimi all’udienza del processo penale, prevista, dopo vari rinvii, per il 24 ottobre, con lui abbiamo voluto ripercorrere le tappe salienti dello scandalo T-Red. Una vicenda scoperta a Segrate, ma riguardante molti altri Comuni, 35 sparsi in tutta Italia. «La questione T-Red esplose a Segrate nel lontano 2006 – racconta Fabietti –, quando le telecamere “intelligenti”, nel gergo i “vampiri rossi”, furono installate su quattro incroci lungo la provinciale Cassanese. Da lì partì un’ondata incredibile di multe, 35mila in pochi mesi. Potete ben comprendere la forte protesta popolare che culminò con una manifestazione davanti alla vecchia sede della Polizia locale, in via Roma. In quell’occasione ero presente, ma non mi aspettavo certo di essere interpellato. Ma qualcuno disse: "C’è il comandante Fabietti, chiediamo a lui un parere". Da quel momento la questione T-Red divenne di mio dominio». Più di ventimila le multe pagate dagli automobilisti, settemila quelle fatte cadere in prescrizione dalla Prefettura, letteralmente sommersa dai ricorsi. Ma lo scossone arrivò quando l’avvocato Francesca Fuso presentò un esposto alla Procura della Repubblica di Milano. Si arrivò al sequestro delle apparecchiature nell’ottobre 2007; da qui l’inchiesta, dopo un paio d’anni di indagini - varie udienze preliminari - e la decisione del pm Alfredo Robledo di rinviare a giudizio 33 imputati, tra funzionari pubblici, politici e imprenditori. L’accusa? «I T-Red furono installati con l'intento di fare cassa», e per questo «il tempo di durata del giallo era stato dolosamente fissato intorno ai quattro secondi». Si vedrà in tribunale se le accuse saranno confermate, intanto il tempo corre verso la prescrizione dei reati.
Cristiana Pisani