Il Consiglio comunale aperto sul caro Tari a Melegnano: si conclude con un nulla di fatto

Muro contro muro, nessuno spazio per la mediazione, le maxi cartelle vanno pagate; per le associazioni di categoria è una questione di interpretazione delle norme vigenti

Consiglio comunale aperto a Melegnano

Consiglio comunale aperto a Melegnano sul caso Tari. Presenti Confcommercio Melegnano, associazione artigiani, Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza, cittadini e commercianti melegnanesi

TARI, 660 avvisi a cittadini e commercianti per un ammontare complessivo che si aggira intorno ai due milioni di euro, con importi che variano da alcune migliaia di euro alle centinaia di migliaia per gli esercenti con ricadute drammatiche sul prosieguo delle attività. Se ne è parlato nel consiglio comunale aperto, tenutosi nella serata di lunedì 6 maggio 2019 presso palazzo Broletto a Melegnano concluso con un nulla di fatto. Nella maggioranza mancavano i consiglieri in quota Pd: Corbellini, Morosini e Vajna De Pava. Presenti i rappresentanti di Confcommercio Melegnano e Milano, dell’ APAM associazione artigiani e molti cittadini ed esercenti melegnanesi. Grande assente la società Andreani Tributi Srl, incaricata comunale degli accertamenti, che era stata  invitata dal sindaco Bertoli a partecipare al Consiglio comunale: avrebbe dovuto spiegare le modalità utilizzate per il calcolo delle nuove tariffe.
In apertura, duro l’intervento del capogruppo della Lega Giuseppe Di Bono: «È mancata completamente la comunicazione ai cittadini riguardo la metodologia adottata per la rideterminazione della superficie imponibile». Di Bono ha anche ricordato come sia stata la stessa Giunta Bertoli, con delibera del 26 giugno 2018, a dare «mandato di procedere con l’emissione di avvisi di accertamento per omesso versamento delle imposte in oggetto con la richiesta di pagamento in soluzione unica entro sessanta giorni dalla notifica del tributo».
Nel suo intervento, l’assessore al Bilancio Marco Pietrabissa ha di fatto riaffermato la posizione dell’amministrazione comunale:  «La mancanza di comunicazione c’è stata ma non è dipesa da noi. L'appaltatrice comunale Andreani ha riscontrato più di 300 mancate dichiarazioni, quindi gli evasori sono stati individuati. Inoltre le visite di accertamento sono state fatte». Dichiarazione smentita a più riprese dalle stesse associazioni di categoria e dagli adirati commercianti presenti. E proprio Cesare Lavia, segretario di Confcommercio Melegnano – che come associazione ha gestito una quarantina di casi circa che hanno ricevuto gli avvisi di riscossione su un totale di 300 esercizi commerciali presenti a Melegnano e tra tutti gli iscritti rappresenta il 70% dei commercianti – ha affermato: «Fino al dicembre 2018 non c’è stata alcuna comunicazione, ma a novembre hanno cominciato ad arrivare gli avvisi di pagamento per la Tari 2013 con cifre esorbitanti. Abbiamo chiesto più volte degli incontri, in particolare con l’assessore Pietrabissa, di bloccare la procedura di accertamento e l’invio degli avvisi, abbiamo inviato i documenti per la procedura di autotutela… senza avere alcuna risposta. Ribadiamo che non sono mai state effettuate visite di accertamento presso gli esercizi e ricordiamo all'amministrazione  che spetta a lei dare l’interpretazione, l'appaltatrice comunale ha l'incarico solo dirilevare le metrature. Chiediamo pertanto una modifica del regolamento e una sua corretta interpretazione, che vengano riaperti i termini per l’autotutela e la chiusura in via amministrativa per chi ha fatto ricorso». Anche l’avvocato Paolo Foresi, responsabile fiscale di Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza, ha evidenziato come «il problema sta nell'applicazione della tariffa, che deve essere in relazione all'uso, cioè a seconda di cosa viene fatto sulla superficie da tassare»; a cui si aggiunge la dichiarazione di Roberto Fassini, rappresentante dell’associazione artigiani, il quale ha criticato il Comune di aver colpito le attività «ledendo chi onestamente ha sempre pagato, andando così a coprire l’evasione di altri. Confronto, verifiche e modifiche al regolamento di cui oggi parlate, potevano essere fatte prima, almeno per gli anni 2014-2017». Dubbio sollevato anche da Vito Bellomo, capogruppo di Forza Italia, che ha evidenziato come: «La Giunta nel bilancio 2019-2021 ha inserito un extragettito derivante dalla Tari pari a un milione di euro per ciascun anno, decidendo volutamente di recuperarli sulla pelle di cittadini e commercianti attraverso la politica tributaria. Tre milioni di euro in tre anni che vanno sulla parte corrente del bilancio comunale, che guarda caso è da sempre quella più critica per il Comune», giungendo di fatto a chiedere le dimissioni dell’assessore Pietrabissa. Diversi gli interventi anche da parte dei consiglieri Pontiggia – che ha ricordato come «il tributo serve esclusivamente alla copertura del servizio di gestione rifiuti, quindi potrebbero davvero esserci dei profili di illegittimità» – Rossi e Mezzi, di fatto tutti convergenti sull'inerzia dell’amministrazione e sul continuo scaricabarile; sulla mancanza di comunicazione e sulla necessità di trovare una soluzione chiara e definitiva. Molti gli interventi accorati da parte di singoli cittadini e commercianti colpiti dai provvedimenti, per nulla soddisfatti delle risposte ottenute.
Il sindaco Rodolfo Bertoli ha così spiegato l’azione amministrativa: «Non c’è stata comunicazione sulle nuove superfici semplicemente perché la superficie è rimasta invariata, ma è cambiata l’applicazione della tariffa che è diventata unica per attività prevalente. Il metodo utilizzato è stato quello delle superfici catastali e bisogna considerare che non sono ancora stati fatti i relativi allineamenti, ma l’amministrazione per il futuro intende modificare i regolamenti. Con le verifiche fatte abbiamo individuato due problematiche: chi ha dichiarato superfici inferiori facendo in modo disonesto una dichiarazione infedele, a cui verranno applicate le sanzioni, e chi ha pagato con dichiarazioni fedeli in base ai bollettini Mea, a cui non applicheremo sanzioni. Abbiamo previsto la rateizzazione dando 60 mesi di tempo per effettuare i pagamenti e chiesto consulti a diverse istituzioni ed enti, tra cui l'Anci, che ci ha detto che il regolamento – per quanto rigido – è legittimo e purtroppo non possiamo agire retroattivamente. Andreani ha verificato 100mila metri quadri di superfici non dichiarate».
Al termine dell'assemblea pubblica, 7giorni ha raccolto il commento a caldo della presidente di Confcommercio Melegnano, Caterina Ippolito, indignata dalla posizione del Comune: «Il regolamento non è retroattivo ed è l’interpretazione ad essere errata, è questo che sindaco e Giunta non capiscono e che possono e anzi devono intervenire».
Dalla maggioranza a conclusione della serata, Alberto Spoldi capogruppo di Rinascimento melegnanese, ha dichiarato a 7giorni: «Se i commercianti avessero ricevuto la verifica l’anno successivo gli avvisi avrebbero avuto importi di 200-300 euro, gli esercenti si sarebbero messi subito in regola e noi oggi potevamo evitare che gli arrivassero gli altri».
Elisa Barchetta
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La relazione del capogruppo Giuseppe Di Bono

relazione-cc-aperto-tares-tari-20190506.pdf