Alla luce degli interessi della ‘ndrangheta su Peschiera, Molinari si augura di costruire un argine della legalità con i cittadini

«Oggi c’è solo da rammaricarsi per come la politica dell’ultimo decennio ha conciato la nostra città»

Da sinistra: Giancarlo Capriglia, Franco Ornaro, Caterina Molinari, Antonella Parisotto e Chiara Gatti

Da sinistra: Giancarlo Capriglia, Franco Ornaro, Caterina Molinari, Antonella Parisotto e Chiara Gatti

Dopo le rivelazioni del Corriere della Sera, la maggioranza che sostiene Caterina Molinari ha rivendicato il ruolo “decisivo” per far cadere Zambon, mentre il Sindaco Molinari si è augurata di fare fronte comune per essere più forti contro le minacce del malaffare.

«Nel 2015- scrive Peschiera Riparte la Lista Civica dei dissidenti del Pd sulla propria pagina Facebook -  mentre affaristi senza scrupoli, come riportato sulla stampa nazionale, tentavano di sorreggere la giunta Zambon per realizzare progetti lucrosi sulla nostra Città, gli assessori Caterina Molinari, Danilo Perotti, Marco Righini e i consiglieri del (all’epoca) neo gruppo consiliare “Peschiera Riparte” Giancarlo Capriglia, Anna Baratella, Antonella Parisotto e Franca Costa decisero con fermezza di opporsi al modo poco trasparente di amministrare della giunta Zambon. Nel giro di qualche mese “Peschiera Riparte” si fece promotrice dapprima di una mozione di sfiducia nei confronti dell’ex Sindaco (che non passò a causa del mancato voto, per assenza in Consiglio, dell’ex esponente di Forza Italia Falletta che decise di graziare Zambon) e poi delle dimissioni in blocco con il resto dell’opposizione, facendo mancare il numero legale per i Consigli Comunali e comportando, di fatto, la caduta della Giunta. Tutto ciò per il dubbio, ora confermato dalle intercettazioni, che dietro a molte delle scelte e degli indirizzi politici di Luca Zambon vi fossero personaggi poco trasparenti e dalla dubbia moralità. Personaggi che, come riporta il Corriere della Sera, miravano -  ribadiscono gli attivisti civici - ad interessi ben diversi da quelli sintetizzati nel programma elettorale».
Anche il Sindaco di Peschiera Borromeo  Caterina Molinari affida ad un post su Facebook  il commento sui fatti di cronaca: «È stata una giornata triste oggi per Peschiera. Sbattuta sulle pagine del maggiore quotidiano nazionale, violata, irrisa, “spremuta”. A quanto si legge, la Peschiera del 2015 è strettamente connessa ai fatti di Seregno. La politica che smette di essere al servizio dei cittadini e si presta esclusivamente agli interessi personali, senza alcuno scrupolo. Sarebbe troppo facile oggi dire “lo avevamo detto”, i fatti sono perfettamente riportati nell’articolo e chi fossero i due assessori dimissionari citati è cronaca del recente passato. Sarebbe troppo facile e inutile, perché oggi c’è solo da rammaricarsi per come la politica dell’ultimo decennio ha conciato la nostra città, c’è solo da provare profonda rabbia per chi, senza pudore, ha usato questa città e l’ha spremuta, fino all’ultima goccia. E gli effetti li abbiamo sotto gli occhi, tutti i giorni. Finito il rammarico, il dispiacere, la rabbia c’è da rimboccarsi le maniche, come tutti i giorni, e continuare il lavoro che da un anno stiamo portando avanti. Manutenere e curare… tutto molto importante e doveroso, ma vano, se non si crea un argine resistente che protegga Peschiera da chi cerca di spremerla. Non può essere un’azione solitaria dell’Amministrazione e della politica, deve essere un’azione condivisa forte  – conclude l’attuale primo cittadino -, di tutta la Città».
«Possiamo solo sperare che la Magistratura faccia velocemente il suo lavoro – scrive Peschiera bene Comune sul sito ufficiale della Lista Civica -, portando chiarezza e chiudendo per sempre queste pagine amare della nostra storia cittadina. Però solleviamo ora, e in modo definitivo, la questione politica. Se c’erano sponde politiche per affari poco chiari è perché queste sponde erano consentite. Dalle intercettazioni telefoniche sembrano prendere corpo delle motivazioni per interventi urbanistici ben differenti da quello che ci veniva raccontato in Consiglio Comunale».
Giulio Carnevale