Il suono delle bolle d’aria, accompagnamento della mia immersione

Dal diario di un aspirante sub - Ottava lezione con l’associazione subacquea SeaSub

Corso base “Open Water Diver”

Ricordo che fin da bambino amavo immergermi in piscina o in mare per soffocare i rumori del mondo esterno. Quell'ambiente ovattato, con movenze leggere e la sensazione di galleggiamento, l'ho ritrovato nell'ultima lezione pratica di SeaSub, svoltasi nella vasca del centro sportivo Il Quadrifoglio di Peschiera Borromeo. 
Mentre attendevo sott’acqua il mio turno per compiere gli esercizi con Evrim (istruttrice) ho infatti rivissuto una situazione familiare, senza più il limite del trattenere il respiro. Questo mi ha permesso, per qualche minuto, di udire la melodia creata dalle bolle d’aria che risalivano in superficie, finché il “fresco” dell’acqua, nonostante indossassi la maglia termica, non ha fatto capolino.
Entrando nel dettaglio della lezione, stavolta ero in coppia con Marco. Prima di tutto, abbiamo montato l'attrezzatura. Per un sub si tratta di un vero e proprio rituale che si deve ripetere a ogni immersione: si collegano le bombole d'aria al gav (giubbotto ad assetto variabile) e poi gli erogatori e manometro. Ci si lega in vita una zavorra (cintura con pesi) e si mette addosso il tutto, senza dimenticare pinne e maschera.
Scesi in acqua abbiamo controllato il reciproco equipaggiamento: se le cinghie fossero strette bene e il materiale in ordine, ispezionando la rubinetteria ed eventuali sfiati. Tutto ok, via con l’immersione. 
Primo esercizio: ci posiamo a pancia in giù sul fondo, inseriamo aria a piccole dosi nel gav e cominciamo a salire e scendere con il tronco del corpo, sfruttando il riempimento e lo svuotamento d’aria dei polmoni. Facciamo pratica per trovare l’agognato assetto neutro, che ci permetterà di stare un giorno “sospesi in acqua”. Secondo esercizio: soccorrere il compagno in difficoltà. Marco ha simulato uno stato di stanchezza estrema. Quindi, riemersi, l’ho trasportato avanti e indietro per la vasca senza che lui muovesse un muscolo. Due i modi: o prendendolo a braccetto o tirandolo da dietro per la rubinetteria. Poi è toccato a me fare il moribondo. È stato divertente.
Ilaria invece, dopo l’influenza, è finita nel gruppo “recupero lezioni precedenti”. L’ho rivista solo fuori dalla vasca, era infreddolita ma sorridente. Forse sta cominciando a rilassarsi.
A tal proposito, una precisazione è necessaria: per un primo approccio alla subacquea non serve essere superuomini. Se si pensa di avere a che fare con uno sport che richiede requisiti proibitivi ci si sbaglia di grosso; la subacquea è alla portata di tutti, sia per quanto riguarda la preparazione atletica che per l’età, perché si può cominciare anche da molto giovani.
Maurizio Zanoni

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