Negozi di danza e ballo, lavoro fermo e nessun ristoro: «Siamo aperti ma non possiamo lavorare» |Video|

Il settore, non fornito di uno specifico codice Ateco, non rientra in nessun programma di risarcimento delle perdite di fatturato subite a causa della chiusura delle scuole di ballo. Per far sentire la propria voce, gli interessati hanno fondato il sodalizio Anideb a cui anche il negozio Step By Step di Peschiera Borromeo ha aderito.

Marica Frassi nel suo negozio Step By Step di Peschiera Borromeo

Marica Frassi nel suo negozio Step By Step di Peschiera Borromeo

La protesta delle vetrine buie

La protesta delle vetrine buie

Il Covid uccide, si sa. Ma non solo le persone. Sull’orlo del precipizio c’è la pressoché totalità della nostra economia nazionale, con alcuni settori ancora più a rischio di altri. Si è parlato e si parla ancora molto del settore della ristorazione, certamente il più vistoso e consistente tra quelli di recente caduti sotto i colpi degli ultimi Dpcm. Ma ci sono anche settori più piccoli, contenuti ma dignitosi e che offrono lavoro a migliaia di persone. Molti di questi piccoli e medi settori stanno silenziosamente soccombendo sotto il peso di aiuti mai arrivati e di tasse e spese fisse da sostenere. Tra questi settori figura quello dei negozi di danza e ballo come Step By Step di Peschiera Borromeo e Balliamo? di Gorgonzola, che si occupano dunque di lavorare (e, per i produttori e i grossisti, di produrre e commerciare) a stretto contatto con le attività legate alle palestre e alle scuole di ballo. Ora, le scuole di danza e similari sono chiuse; seppur in misura irrisoria, tali attività riceveranno qualche ristoro statale in quanto rientrano nel piano governativo varato tramite il Decreto Ristori. I negozi di danza e ballo, invece, sono aperti; ma senza clienti. E per loro, che non hanno nemmeno uno specifico codice Ateco, non ci sarà nessun aiuto economico e nessuno sgravio fiscale. Inutile dire che molte di queste attività saranno costrette a chiudere mandando in malora un intero comparto della nostra economia. Uno dei tanti che, in quanto non legato a “bisogni primari”, viene abbandonato a se stesso. 

Da Milano a Lecce passando per Roma la protesta è nazionale

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Per fronteggiare la crisi legata al Covid-19 e per dare una risposta unitaria a livello di settore alle sfide e alle difficoltà presenti, in luglio era sorta Anideb, l’Associazione dei Negozi Italiani di Danza e Ballo. «Il sodalizio riunisce negozianti e dettaglianti che durante i mesi del lockdown primaverile hanno sentito l’esigenza di riunirsi; vi partecipano i titolari di negozi fisici con i rispettivi dipendenti e, ultimamente, l’invito ad unirsi a noi è stato rivolto anche ai grossisti e ai produttori», racconta a 7giorni il presidente Fabio Febbraio. 
Dell’Associazione fanno parte commercianti siti in ogni parte della Penisola che, pur potendo continuare a lavorare, si ritrovano comunque bloccati a causa della mancanza di clientela. 
«Siamo stati esclusi dal Decreto Ristori – spiega Febbraio – quindi non avremo alcun supporto dallo stato. Abbiamo dipendenti, merci, tasse e affitti da pagare; ma non abbiamo possibilità di lavorare». Obiettivo del sodalizio è dunque unire le voci degli addetti al settore e portare le proprie istanze presso le istituzioni per ricevere qualche tipo di aiuto economico, seppur minimo. Più difficile appare invece ricevere come categoria un codice Ateco, normato a livello europeo e gestito dall’Istat; «È anche questa una battaglia che stiamo combattendo, ma di lungo periodo» sostiene Febbraio che poi chiosa «se nel piano di aiuti governativi rientrassero i commercianti di articoli sportivi, in buona parte saremmo coinvolti anche noi»
«Si parla tanto di made in Italy ma, appunto, sono solo parole. Una bella fetta di produzione ed eccellenza italiana, che esporta in tutto il modo, è a rischio chiusura», è la conclusione amara di Fabio Febbraio, che però guarda speranzoso alle potenzialità della associazione da lui presieduta.
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