Esemplare di cigno reale ucciso da un bracconiere nell’Addetta

La carcassa del povero animale, che è specie protetta, è stata trascinata dalla corrente e recuperata dal WwF nel Lambro, a Melegnano. Un testimone oculare ha visto un uomo esplodere i colpi

Le guardie venatorie: «Presenteremo denuncia contro ignoti»

Un grave caso di bracconaggio ai danni di una specie protetta si è consumato domenica 13 novembre nel canale Addetta, tra Vizzolo e Melegnano. Un esemplare di cigno reale, infatti, è stato ucciso a colpi di fucile da un bracconiere senza scrupoli che si è poi dato alla fuga a bordo di un furgone parcheggiato ai lati della Provinciale Cerca. La sgradevole scena si è svolta sotto gli occhi esterrefatti di un runner melegnanese, che tuttavia non è stato in grado di vedere in volto colui che ha esploso i colpi di fucile. Nelle ore successive all’accaduto, la carcassa del povero animale è stata trascinata dalla corrente ed è giunta fino all’altezza della centrale idroelettrica di Melegnano, all’altezza del ponte di via Frisi, dove è poi stata recuperata dalle guardie venatorie del Wwf lombardo. La notizia è stata accolta con sgomento dai cittadini e sui social poiché, da almeno un paio d’anni, l’esemplare era diventato una presenza fissa nelle acque del Lambro e degli altri corsi d’acqua della zona. «L’animale – hanno spiegato i volontari del Wwf ad una prima analisi della carcassa – presenta dei chiari segni di ferite da arma da fuoco tra il collo e la testa. Ora lo porteremo al CRAS (Centro Recupero Animali Selvatici) del Wwf in Valpredina, dove verrà sottoposto a raggi x per verificare la presenza di pallini di piombo derivanti da una o più fucilate. Il testimone che ha assistito alla scena parla di tre colpi di fucile consecutivi». Le guardie venatorie hanno poi comunicato l’intenzione di procedere alla denuncia contro ignoti alla Procura della Repubblica e di avviare una serie di accertamenti. Qualora l’autore del gesto dovesse essere individuato, sebbene ciò non sarà affatto semplice, rischierebbe, oltre alla denuncia penale, anche il sequestro del fucile e la revoca della licenza di caccia, sempre che ne sia provvisto. «Questo episodio – concludono gli esponenti del Wwf - dimostra l'aumento del bracconaggio anche in provincia di Milano, area un tempo relativamente tranquilla. La riduzione a soli cinque Agenti della Polizia Provinciale di Milano, con la chiusura relativa di tutte le sedi distaccate che svolgevano il necessario controllo del territorio, non poteva che portare ad un incremento dei fenomeni illegali».
Alessandro Garlaschi